Locarno ci prova. L'obiettivo è resuscitare il cinema tedesco. Sarà che dopodomani a Locarno parte l'edizione del debutto della nuova presidente - la collezionista d'arte e mecenate elvetica Maja Hoffmann - che succede a Marco Solari dopo 23 anni. Sarà perché, in tema di sfide, c'è il desiderio di abbracciare il cinema indipendente con i generi più diversi e dare valore alle autrici, la metà degli autori.
Tante le cinematografie rappresentate, una sola esclusa. Israele, guardacaso. Il direttore artistico Giona Nazzaro se l'è cavata: «Abbiamo guardato la validità delle opere, Tel Aviv è presente in molte coproduzioni». Certo è che la presenza fuori concorso di The seed of the sacred fig, reduce dalla prima mondiale a Cannes e molto critico verso Teheran, crea un silenzio assordante sull'assenza.
Al di là della politica, gli italiani sono autorevoli. In gara ci sarà Luce di Silvia Luzi e Luca Bellino, che riprendono i temi di famiglia e lavoro in un dramma a due voci che, nell'impianto, ricorda il recente e splendido Non riattaccare. La protagonista Marianna Fontana si muove in un sud Italia freddo e montagnoso parlando al telefono con un interlocutore. In lizza anche Sulla terra leggeri di Sara Fgaier in cui il protagonista lotta contro un'amnesia che la figlia lo aiuta a combattere regalandogli un diario.
Fuori competizione La vita accanto di Marco Tullio Giordana, in uscita a fine agosto con Valentina Bellè, Paolo Pierobon e Sara Ciocca su un'indagine familiare delicata e ricca di tensione psicologica. A inaugurare il festival in piazza Grande il 7 sarà il nostro Le déluge di Gianluca Jodice sugli ultimi giorni di Marie Antoinette, con Melanie Laurent e Guillaume Canet, entrambi premiati.
La pre apertura di domani alle 21, gratuita per tutti, sarà Fiore mio, docufilm di Paolo Cognetti sul Monterosa. Il programma generale comprende di tutto un po'. Il western Gaucho gaucho, il commovente Le procés du chien, reduce dagli applausi di Cannes e un omaggio a Jane Campion (foto) che riceverà il Pardo.
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