Lollo: «Era deluso finì Pane, amore e fantasia solo grazie a De Sica»

«La bersagliera» rievoca il film che la rese popolare: «Per la critica fu una cosetta»

da Roma

Bolle sin dal primo mattino il telefono di Gina Lollobrigida. Tutti la cercano perché è morto Luigi Comencini, e lei, popputa e verace Maria «la bersagliera» nel dittico Pane, amore e fantasia e Pane, amore e gelosia nonché Fata Turchina nel televisivo Pinocchio, accetta volentieri di rievocare quel sodalizio. «Era il 1953. Giravamo a Castel San Pietro, un paesino pittoresco non troppo distante da Roma.
Ricordo un Luigi Comencini discreto, riservato. Non aveva un carattere aperto. Fu un rapporto cordiale, ma credo che ambisse a fare qualcosa di diverso. Meditò anche di mollare il set, fu Vittorio De Sica a convincerlo a restare».
Già. Comencini voleva farne una satira dal retrogusto agro, il suo maresciallo doveva essere settentrionale, un tipo alla Gino Cervi, invece, strada facendo, Pane, amore e fantasia si trasformò in un vaudeville sorridente, e magari fu la sua fortuna commerciale.
Continua l'attrice: «Eravamo tutti giovani e inesperti, alle prime armi. De Sica, invece, era un maestro. Senza nulla togliere a Luigi, Vittorio esercitava una grande autorità sulla troupe, tutti pendevano dalle sua labbra.
Sentiva che stava girando un grande film, anche se nessuno lo sapeva. La critica lo giudicò una cosetta, poi rimproverò a Comencini di aver addirittura accoltellato il neorealismo alle spalle.
Ma se dopo mezzo secolo resta un perno del cinema italiano, significa che tanto cosetta non era, no?».
In effetti, da presunto incidente di percorso, Pane, amore e fantasia si mutò subito in un successo popolare senza precedenti. «Il seguito francamente non volevo farlo, pensavo alla scultura, la mia vera passione. Solo che all'epoca furoreggiava l'astrattismo, dovevo pur vivere, così accettai. Del resto, quel personaggio mi stava addosso come un guanto.
Tanto è vero che ancora oggi, dopo tanti anni, c’è ancora qualcuno che mi chiama la bersagliera.
Vittorio credeva molto in me. Comencini anche. Il terzo film della serie, invece, lo girò un'altra attrice» (non fa il nome di Sophia Loren, rivale storica, ndr).
Ascesa al rango di star, la Lollo si impose nuovamente al botteghino con La donna più bella del mondo, biografia romanzata di Lina Cavalieri, e a quel punto cessò d'essere solo «il più bel torso d'Italia». «Se è per questo scrissero di me anche che avevo troppo seno e poco senno. Lì per lì ci restai male, ero arrabbiata. Ma sono cose lontane.
Non mi faccia parlare di me. Oggi, nel giorno della sua morte, vorrei ricordare Comencini, ben sapendo che quel talento non è morto con lui. Luigi ha trasmesso gusto e sensibilità alle figlie, sono loro a continuare questa importante tradizione familiare».
Da Parigi, spedisce un pensiero affettuoso ai familiari del regista anche Claudia Cardinale, che con Comencini girò La ragazza di Bube e La storia. «Luigi era un po' introverso, mi assomigliava molto. Tra noi ci si intendeva al volo sul set. È stata un'esperienza bellissima lavorare insieme, era un uomo incredibile, di rara dolcezza e gentilezza.
Mi fidavo.

Per questo mi sono volentieri trasformata: bionda e con i capelli corti in La ragazza di Bube, tutta imbruttita nella Storia. ero completamente diversa. Lui era straordinario perch sapeva farti sentire e diventare un'altra».

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