Caledonian Road, detta «Cally», è una via lunga quasi due chilometri e mezzo che va da King's Cross a Camden Road: dal centro porta verso Nord e, strada facendo, mescola tutto ciò che si può incontrare nella Londra di oggi, Lord e accattoni, residui di un popolino ormai disilluso e oligarchi, ecologisti e fricchettoni, localini etnici e club esclusivi. Nuovo e vecchio, qualunque cosa significhino, nel meglio e nel peggio.
È qui, in Caledonian Road (Bompiani, pagg. 624, euro 22; presentazione al Festivaletteratura di Mantova oggi alle 17.15 al Seminario Vescovile), come si intitola il suo nuovo romanzo, che Andrew O'Hagan ha posto la residenza di due personaggi che più diversi non si può: a pochi passi di distanza abitano infatti Milo, uno studente che sogna di demolire il sistema, una «rivalsa vivente» che racimola le sue armi nel dark web, e Campbell Flynn, storico dell'arte e scrittore di successo, sposato con una aristocratica del Regno, Elizabeth, bella, intelligente, piena di umorismo e di pazienza. Campbell Flynn ed è, già di per sé, una incarnazione dello spirito di questa via che collega l'alto e basso, il luccicante e il lurido della città: figlio della working class di Glasgow, ha scritto un bestseller inventandosi la vita di Vermeer ed è considerato un intellettuale all'avanguardia, corteggiato sia dai conservatori, sia dal mondo woke, perché ha fustigato pubblicamente «l'orgia della contrizione bianca» e l'autopurificazione condotta «partecipando a marce festose e twittando slogan agli amici che la pensano come noi». Non è tutto. Nel suo curriculum, Campbell vanta: un figlio, dj di fama mondiale; una figlia, bellissima e lesbica; una sorella, parlamentare integerrima e impegnatissima; un amico dai tempi di Cambridge, William Byre, ricco ma inguaiato in un giro di traffici illegali e sposato con Antonya, una caustica editorialista di destra in un giornale che massacra il marito a colpi di inchieste; un cognato, il Duca di Kendal, che fa affari con un magnate russo, o meglio, che si fa finanziare fondazioni benefiche, restauri di opere d'arte e magioni con i milioni che l'oligarca deve riciclare, in cambio di entrature nell'establishment britannico.
È tutto? No, è solamente l'inizio di una tragedia che travolge i suoi protagonisti come su un palcoscenico del Seicento londinese. Ambizione, passione, tradimenti, potere, sesso, sangue, orgoglio, umiliazione, crudeltà, giustizia, ingenuità, indifferenza, meschinità, coraggio, amore: da quando Campbell Flynn, nella sua disperata ricerca di soldi, decide di scrivere un manuale di auto-aiuto sul maschio contemporaneo (Perché gli uomini piangono in macchina) e di fingere che l'autore sia un attore/modello, la sua intera esistenza comincia a rotolare lungo la china del disastro. Sembra che nulla possa arginare la caduta, ma chissà...
Il romanzo diventerà una serie tv. Del resto, poche cose sono irresistibili quanto la upper class britannica, e il perché lo spiega lo stesso Campbell: «Il problema degli inglesi. Ponete i vostri vizi al di sopra delle virtù altrui».
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