LOTTA CONTINUA

«Prima che arrivassimo noi al governo i sindacati organizzavano solo concerti, da quando ci siamo noi, invece, le manifestazioni di piazza si sono moltiplicate in modo impressionante: negli ultimi anni sono state ventimila contro il governo».
Sono parole del ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, ad un comizio di Forza Italia, ieri, a Cagliari. Non, dunque, di un esagitato ma di un uomo equilibrato e prudente. Sono, quindi, ancora più pesanti ed indicano un problema grosso. Quale?
Lo abbiamo già segnalato altre volte. Chi le paga queste manifestazioni? I sindacati. E ai sindacati i soldi chi li dà? I lavoratori e lo Stato: cioè anche noi. Tutto bene, o quasi, se fossero contributi che vanno ai vari enti legati al sindacato che operano a favore dei cittadini. Ma quando questo diviene una fonte di finanziamento per un'attività politica, siamo sicuri che siamo ancora nel giusto? La questione della rappresentanza politica, e del suo finanziamento, non è una questione tra le altre. È la questione fondamentale della democrazia: è una specie di fondamento sul quale è costruito tutto l'edificio. E tanto è importante che la finanziano i cittadini di tasca loro. È dunque materia delicata sulla quale occorre muoversi con pari delicatezza.
Ora, ventimila manifestazioni negli anni del governo significano quattromila manifestazione l'anno che, diviso per i giorni di un anno, fa quasi undici manifestazioni al giorno. Chi manifesta così tanto non manifesta più contro ciò che fa il governo, manifesta contro il governo e basta. Fa opposizione in senso politico. È questo il senso del sindacato? È questo il suo scopo? È così che rappresenta e difende gli interessi economici e sociali di una categoria di lavoratori piuttosto che di un'altra?
Intendiamoci, un sindacato o più sindacati riuniti assieme possono scegliere di fare ciò che vogliono, nel rispetto della legge e della volontà dei loro associati. Quello che ci interessa rilevare è che spesso si invoca la pace sociale come condizione perché il Paese viva tranquillo e si sviluppi. E si dice anche che, durante gli anni di questo governo non c'è stata. Sarebbe come se uno facesse un caos pazzesco e poi protestasse perché non c'è la pace necessaria per campare bene. Il sindacato, in Italia, tra l'altro rappresenta i lavoratori dipendenti e i pensionati. Una parte. Restano fuori moltissimi altri soggetti, e sono la stragrande maggioranza, che compongono la forza lavoro italiana. Tra questi ci sono i disoccupati e coloro che mancano di qualsiasi tipo di garanzia sindacale, appunto. In altre parole: forti di quella base storica i sindacati si fanno soggetti dell'azione politica a tutto campo e proprio per questo si tengono stretta quella base e privilegiano la difesa dei diritti acquisiti sulla promozione di nuovi soggetti e sull'apertura a quei soggetti che non sono ancora in quell'orticello.
Se non fosse così non si sarebbe spiegata tutta quella forza messa nel contrastare la Legge Biagi sul lavoro. Una legge che cercava di aprire il mercato del lavoro anche a coloro che non trovano, da subito, un lavoro fisso, a tempo indeterminato. Proprio per difendere i diritti, sacrosanti, di chi quel lavoro ce l'ha già.
È un mondo chiuso, che difende a spada tratta una serie di diritti ma che fa battaglie a tutto campo. Della Cgil lo sappiamo da sempre.

La Cisl ha fatto un percorso ma quando ha tentato di andare in altra direzione l'unità sindacale è andata in pezzi. Il suo segretario, Savino Pezzotta, si candida alle prossime elezioni nel centrosinistra. Tutto legittimo, ma ci sia consentito nutrire qualche dubbio. Insieme al ministro Pisanu.

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