Il luogo dell’attacco è stato filmato da un aereo spia

Fausto Biloslavo

Un velivolo senza pilota Predator precedeva, in volo di ricognizione per individuare eventuali minacce, il convoglio britannico scortato dagli italiani, colpiti da un attentato in Irak lunedì sera. Lo confermano a Il Giornale fonti della Difesa, che sottolineano come «il Predator sia stato subito pilotato sul luogo dell’attacco per fornire tutto l’appoggio necessario». Sembra che il velivolo non sia riuscito ad individuare movimenti sospetti degli attentatori, che evidentemente erano ben nascosti. Invece ha filmato e fotografato la zona dell’attacco garantendo al comando italiano a Tallil tutte le informazioni visive, in tempo quasi reale, sul luogo dove una trappola esplosiva ben congegnata ha ucciso un nostro militare e ferito altri quattro.
A Tallil opera un distaccamento delle «Streghe», il nome di battaglia del 28º gruppo del 32º stormo dell’aeronautica militare della base di Amendola, in provincia di Foggia. Gli italiani utilizzano quattro velivoli di pilotaggio remoto Predator, che la Cia ha usato spesso per eliminare dal cielo pericolosi terroristi di Al Qaida. «In questa missione i nostri Predator sono armati solo di sensori elettro ottici per filmare e fotografare, sia di giorno, che di notte» spiega il colonnello Maurizio Epifani, comandante in Italia del 32° stormo.
Lunedì sera la lunga colonna britannica è stata presa in consegna della Task force Alfa, composta dai fanti del 152° Reggimento Sassari, al confine nord della provincia di Dhi Qar. Il nome in codice della missione era Golf 7 e consisteva nello scortare il convoglio logistico inglese a Tallil. Il percorso previsto, di oltre cento chilometri, era considerato più sicuro rispetto ad altri. Il nome in codice della rotabile è Bismark e assieme alla Tampa, l’altra arteria che porta verso il confine con il Kuwait e Bassora viene monitorata spesso dai Predator, che hanno all’attivo 1500 ore di volo. Lunedì sera un velivolo italiano pilotato da terra precedeva il convoglio secondo uno schema classico di ricognizione ai fini della sicurezza. «Possiamo chiamare i nostri Predator delle volanti del cielo, che fotografano la situazione per individuare eventuali minacce alle nostre forze a terra» spiega il colonnello Epifani. I sensori ad infrarossi possono individuare anche di notte dei movimenti sospetti, grazie al contrasto di calore del corpo umano, a patto che la persona non sia ben nascosta. Ovviamente è impossibile segnalare da tremila metri di quota una trappola esplosiva composta da una serie di bombe, ben camuffate, sul ciglio destro della strada. Quattro chilometri dopo la partenza del convoglio scortato dagli italiani è esploso l’ordigno assassino colpendo in pieno il primo mezzo della Sassari.
Il Predator, che precedeva il convoglio, è stato subito «ritaskato», come si dice in gergo, per raggiungere il luogo dell’attentato e sorvolarlo in orbita ovale filmando e fotografando la scena per ore. Immagini che con dieci secondi di scarto arrivavano al comando del contingente italiano a Tallil. «Il Predator invia sia filmati che fotografie ingrandite, che possono leggere la targa di un’automobile» spiega Epifani.

Immagini che saranno utili anche alle indagini della Procura di Roma sull’attentato. I quattro feriti, oramai fuori pericolo, anche se per alcuni la prognosi è ancora riservata, rientreranno in Italia oggi, all’aeroporto militare di Ciampino verso le 16.30, con uno speciale volo barellato.

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