La crisi non spaventa le imprese del «made in Italy», anzi, le spinge a consolidare e sviluppare la propria attività all'estero in modo ancor più innovativo. È quanto emerge da un'indagine realizzata da Assocamerestero, l'associazione delle Camere di commercio italiane all'estero, e da Unioncamere, in 42 Paesi esteri.
MERCATI DIFESI. Nonostante la difficile congiuntura economica, il 70% degli imprenditori collegati alle sistema camerale estero ha sottolineato la buona capacità di presidio dei mercati da parte delle imprese italiane. Il 15% ha evidenzia addirittura un ampliamento della presenza estera.
ORDINI IN SOFFERENZA. Per il 20% del campione nel secondo trimestre del 2009 si è registrato un calo degli ordinativi esteri verso l'Italia compreso tra il 6 e il 10 per cento. Si è dimezzata rispetto al primo trimestre la percentuale di coloro che indicano una riduzione delle importazioni dall'Italia inferiore al 5% (29% delle risposte). Saliti invece al 18% (dall'11% del primo trimestre) gli imprenditori che ritengono vi sia stato un calo degli ordini esteri superiore al 20%.
AGROALIMENTARE OK. Per la metà degli intervistati, l'agroalimentare è il settore che nel primo semestre del 2009 ha mostrato la maggiore capacità di tenuta sui mercati esteri, seguito dalla meccanica, che ottiene un terzo delle preferenze. Del resto, i dati relativi all'export di prodotti enogastronomici italiani nel periodo gennaio-aprile 2009 rispecchiano il trend emerso dall'indagine e subiscono un calo del 5% su base annua, di gran lunga inferiore a quello sperimentato dagli altri comparti del Made in Italy (che oscilla tra il 18% della moda-persona e il 37% dei mezzi di trasporto). La geografia dell'export evidenzia, nonostante il calo generalizzato, una buona performance per la meccanica in America centro-meridionale, mentre l'agroalimentare ottiene più della metà delle preferenze in Asia, Australia, Europa, Mediterraneo e Nord America.
TENACIA ITALIANA. Per il 74% degli imprenditori collegati al sistema le aziende italiane che operano all'estero scelgono di far fronte alla crisi economica non abbandonando i mercati, ma consolidando e persino sviluppando il proprio business. Gli imprenditori che puntano a consolidare posizioni già acquisite sui mercati esteri, adottano, secondo gli intervistati, modalità più innovative, quali partnership con soggetti locali (30%) e investimenti in catene distributive e servizi al cliente (36%) che, in un momento di riduzione delle vendite, possono consentire un radicamento qualificato e strategico sui territori esteri.
OLTRE LA CRISI. Tra le ricette per aiutare il «made in Italy» a superare la crisi dei mercati i rappresentanti delle business communities individuano come ambiti prioritari d'intervento un forte impegno sulle missioni commerciali (24%) e un miglior coordinamento tra i soggetti della promozione (21%). A seguire (il 20% delle risposte), gli intervistati indicano la necessità di garantire maggiori flussi di credito alle imprese.
«L'economia italiana esiste in quanto le nostre imprese riescono a internazionalizzarsi: non abbiamo alternativa per far crescere il Paese», ha detto il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello ricordando che il sistema camerale lo scorso anno ha coinvolto oltre 4mila imprese in 14mila incontri B2B attraverso missioni, fiere e interventi personalizzati, mettendo a disposizione quasi 70 milioni di euro, il 40% dei quali destinati alla formazione degli imprenditori italiani e di manager stranieri.
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