La mafia vota contro la legge salva-governo

Tra due giorni il Parlamento affronta la discussione e il voto sul legittimo impedimento, un mini salvacondotto per i membri del governo di fronte all’uso politico della giustizia da parte di una certa magistratura. Ed ecco che, puntuale, arriva il tentativo di far saltare tutto. Il mandante resta ovviamente ignoto, l’esecutore ha nome e cognome: Massimiliano Ciancimino

Tra due giorni il Parlamento affronta la discussione e il voto sul legittimo impedimento, un mini salvacondotto per i membri del governo di fronte all’uso politico della giustizia da parte di una certa magistratura. In pratica premier e ministri potranno marcare visita in tribunale senza dover esibire il certificato medico o la giustificazione dei genitori. È poca cosa, nulla a che fare con l’immunità. Ma è pur sempre una boccata di ossigeno per una politica che fatica a ritrovare, tra una chiamata in causa e l’altra, la propria autonomia rispetto ad altri poteri dello Stato. Dopo polemiche e tensioni, si è riusciti a trovare un accordo all’interno della maggioranza, e tra questa e parte dell’opposizione, per varare il provvedimento. Ed ecco che, puntuale, arriva il tentativo di far saltare tutto. Il mandante resta ovviamente ignoto, l’esecutore ha nome e cognome: Massimiliano Ciancimino, figlio di Vito Calogero da Corleone, il sindaco di Palermo degli anni ’70 e ’80, arrestato e condannato per mafia. Prima di morire restituì al Comune 7 dei 150 milioni che erano spariti durante il suo lungo regno.
Questo del malloppo svanito, frutto del sacco edilizio di Palermo, è l’unico segreto del padre sul quale Massimiliano non sa dare spiegazioni. Chissà come mai. Sul resto, Ciancimino jr, parla a ruota libera. Michele Santoro lo invita spesso ad Annozero per lanciare allusioni e annunciare presunte verità. Ovviamente non c’è mai un riscontro, naturalmente i destinatari di tanta attenzione sono Berlusconi e Forza Italia. Insomma, siamo di fronte a uno Spatuzza più istruito e probabilmente molto, molto più ricco, oltre che a piede libero.
Bene, ieri Ciancimino junior si è improvvisamente ricordato un piccolo dettaglio. E cioè che suo padre Vito e altri boss erano finanziatori dell’imprenditore Silvio Berlusconi nella società che costruì Milano Due, la prima città satellite del capoluogo lombardo. Non mi sembra una cosa da poco, di quelle che ti vengono in mente così, casualmente, e guarda caso a 48 ore da una importante votazione sulla giustizia. Naturalmente non c’è una prova, un indizio.

Ricordi in libertà, già smentiti da documenti presentati in precedenti inchieste. Ma nella mente di qualcuno sono parole utili a riavvelenare un clima che stava virando dalla tempesta al poco nuvoloso. Occhio a non cadere nella trappola.

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