Che tempi grami per l'Antimafia. Non bastava la faida dentro la commissione tra i grillini e la presidente Chiara Colosimo, a colpi di dossieraggi e vecchie parentele riesumate via Fatto quotidiano, ieri nei guai è finito (involontariamente) un pm, del tutto estraneo a un nuovo filone dell'inchiesta su Banca Progetto che ha visto una triangolazione tra due Procure (Monza e Brescia) e la Guardia di Finanza di Como. L'agente monomandatario di Banca Progetto - parte lesa dal comportamento del suo collaboratore considerato infedele - Marco Savio avrebbe messo in piedi una truffa per accaparrarsi soldi garantiti dal prestito di Stato garantito da Medio credito centrale, con l'ombra della solita borghesia legata alla 'ndrangheta acchiappatutto. Peccato che il fratello Paolo (nella foto) sia da ormai due anni un magistrato della Procura nazionale antimafia.
Tra i ventotto indagati - 19 le misure cautelari, a dodici viene anche contestata l'associazione per delinquere finalizzata alle truffe per conseguire erogazioni pubbliche, riciclaggio e autoriciclaggio - è partita da una serie di operazioni sospette del 2023 intercettate dai segugi della Gdf guidati dal colonnello Michele Donega, comandante provinciale di Como. Seguendo le mollichine (fatture false, dichiarazioni mendaci, prelievi al bancomat fatti da spalloni) sono arrivati a un capannone di Cinisello Balsamo, diventato una finta fabrichetta con maestranze usate come comparse per ingannare gli emissari della banca, bloccando quasi 18 milioni di euro di finanziamenti ottenuti in modo truffaldino, ingannando la banca e l'Erario.
Il regista sarebbe Savio, che secondo la Gdf avrebbe fornito «indicazioni» sulla «contabilità da falsificare», presentato i «prestanome» ai e «pianificato» la finta operatività. Difficile immaginare l'imbarazzo del magistrato. Se il pm non ha colpa per il fratello, perché ai Fratelli d'Italia si rimproverano i parenti?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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