L'elenco delle regalie mette insieme abbigliamento e food. Una cena con champagne, a Maratea, nel settembre 2019. Un'altra, a Cefalù e un'altra ancora a Palermo. Un foulard, un braccialetto, un soggiorno in hotel e un biglietto aereo. Capi di abbigliamento e bollicine, quasi sempre in compagnia di un'amica avvocatessa. Annamaria Picozzi (foto), procuratrice aggiunta a Palermo, aveva un rapporto di frequentazione con un imprenditore lucano, Angelo Salinardi, conosciuto, a quanto pare, nel corso di un convegno di Unicost, la corrente centrista della magistratura, di cui lui era stato, nientemeno, sponsor.
Oggi quel legame costa alla pm la bocciatura davanti al Csm che doveva valutare la sua professionalità ai fini della progressione in carriera. Per il Csm quei benefit sono oltre la linea della correttezza e dunque una macchia nel suo curriculum. Del resto, che qualcosa non quadrasse, scrive il Csm, emerge dalla sua audizione in cui afferma: «Se io potevo farmi vedere in via Pretoria, a Potenza, dove non mi conosce nessuno, a passeggiare per il corso, non era un problema, ma che io accompagnassi a Palermo un imprenditore, che stava negoziando per l'affitto di un negozio, era sì una cosa che non era adeguata alle mie funzioni». È lei stessa, a leggere le carte del procedimento, ad indicare «la consapevolezza del disvalore dei propri comportamenti».
Era una liaison complessa, perché lui voleva raggiungere almeno due obiettivi: aprire un caseificio in Sicilia, avviare una relazione sentimentale con l'avvocatessa, compagna indivisibile di pranzi e cene della pm. Una storia punteggiata da inviti, pernottamenti in hotel di lusso, bollicine e graditi omaggi. Come un cappotto e un maglione. Finché nel 2022 Salinardi viene arrestato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e l'indagine (che tocca brevemente anche lei, prima di finire in archivio) illumina l'inatteso retroscena. Le cene a tre, le avances nei confronti dell'avvocatessa, sempre respinte, le ricognizioni per trovare la sede del caseificio che non porteranno a nulla. Accompagnate però da «plurimi omaggi di prodotti caseari», recapitati alla toga fra il settembre 2017 e il dicembre 2020. Un intreccio di affetti & affari che non trova una spiegazione plausibile. Anzi, quella che lei propone non sembra convincente: «Sembrava una scortesia dire: no, non voglio niente, non me lo dare. Mi era sembrato in quel momento maleducato».
Come se non bastasse, ecco saltare fuori anche le chat dell'onnipresente Palamara. Il giorno successivo all'insediamento come procuratrice aggiunta a Palermo, l'1 dicembre 2018, lei gli scrive un messaggio elogiativo: «È tutto merito tuo». Ma questo è solo l'inizio, perché poi lei chiede aiuto all'onnipotente ex presidente dell'Anm per entrare in un «gruppo di lavoro» sulla violenza di genere. E compone messaggi, come dire, vibranti: «Ci devo andare per forza!». E ancora: «Metti in atto i tuoi potenti mezzi e aiutami». Lei, alle obiezioni dei consiglieri del Csm, replica di essersi «rivolta a Palamara in tono assolutamente scherzoso». E poi quel «devo andare per forza!», con tanto di punto esclamativo, «è una boutade: io avevo sempre questo modo di interloquire con lui». L'imbarazzo viene nascosto dietro i sorrisi di circostanza. Ma al Csm i dubbi restano: «Incoerenti appaiono le affermazioni della dottoressa Picozzi che per un verso pone a giustificazione dei viaggi per non lasciare sola l'amica la sua sensibilità alla tematica delle fasce deboli, per altro verso manifesta difficoltà a interrompere gli anomali rapporti per educazione e cortesia». Un pasticcio, fra amicizie, favori e ammiccamenti. «Vi è il pericolo - scrive il Csm nella delibera - che l'esercizio della giurisdizione possa essere compromesso da condizionamenti, vincoli e rapporti opachi».
La conclusione è una bocciatura: «Il mancato superamento per valutazione negativa della quinta valutazione di professionalità». Uno stop e niente di più. Ma anche il segnale che certo comportamenti non possono più essere ammessi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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