Chi è l'altra toga che smonta il dl Cutro

Il giudice Cupri ha seguito la linea della Apostolico. Ora ha in mano un nuovo caso scottante

Chi è l'altra toga che smonta il dl Cutro
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C'è un giudice a Catania. Anzi, ora ce ne sono due. Guarda caso, entrambi orientati contro i provvedimenti del governo sul tema migranti. Dopo la discussa sentenza del magistrato Iolanda Apostolico, che aveva liberato dal Cpr di Pozzallo 4 immigrati irregolari, dal tribunale di Catania è arrivato un nuovo colpo all'esecutivo. Stavolta e con analoghe motivazioni - a sconfessare il decreto Cutro è stato il giudice Rosario Maria Annibale Cupri.

Classe 1976, nato a Catania, fino a pochi anni fa il magistrato era assegnato alla sezione Lavoro del tribunale di Catania. Poi il passaggio alla sezione immigrazione, in quegli uffici ora al centro della discussione per il susseguirsi di pronunciamenti contro le direttive del governo. Del resto, la stessa sentenza «pro-migranti» emessa dal giudice Apostolico sembrava destinata a creare un precedente in grado di aprire la strada ad analoghe decisioni. E così è stato. Nella propria delibera, infatti, il giudice Rosario Maria Annibale Cupri conferma e condivide l'indirizzo del provvedimento della vicina di scrivania. Entrambi i casi, peraltro, potrebbero non rimanere isolati.

Proprio tra le mani del magistrato Cupri, ad esempio, c'è un altro procedimento che potrebbe concludersi in contrasto con le normative dei governi. Si tratta dell'interpellanza di un tunisino che ha impugnato la revoca del proprio status di rifugiato. Ebbene, nel decreto di fissazione dell'udienza indetta per il prossimo 16 ottobre alle 9.15, quindi tra pochi giorni il giudice Massimo Escher avverte, «allo stato e a una valutazione sommaria propria della fase cautelare», che la Tunisia sarebbe un Paese poco sicuro. Questo, però, risulta in contrasto con quanto prevede invece il governo, che confermando precedenti decreti in materia annovera la suddetta nazione tra quelle formalmente sicure. «La situazione socio-politica del Paese, benché non si ravvisino situazioni di violenza indiscriminata derivante da conflitto armato, risulta gravemente deteriorata», annota invece il magistrato etneo, aggiungendo che «in particolare, si è registrato un incremento delle proteste, scatenate dalla crisi politica, sociale ed economica che il Paese attraversa».

Alla luce di queste e altre considerazioni, il magistrato scrive dunque che «sussistono gravi ragioni per sospendere l'efficacia esecutiva del provvedimento impugnato» dal migrante tunisino. Ora, non sappiamo come andrà a finire la vicenda, ma si può supporre che quelle premesse possano portare a una nuova sentenza in linea con gli ormai noti e discussi precedenti.

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