La lunghezza dei processi in Italia, i detenuti in attesa di giudizio e la politicizzazione della magistratura. Sono stati questi gli spunti principali che hanno aperto il dibattito sulla giustizia della terza edizione della kermesse "L'Italia dei conservatori".
"È terribile che solo il 32% degli italiani abbia fiducia nella magistratura e pertanto è urgente riformare la giustizia. Purtroppo, invece, la riforma della giustizia è quella che viene sempre rinviata perché è la più spinosa", ha detto l'editorialista de Il Giornale Augusto Minzolini, che ha parlato di un vero e proprio "vulnus" che si è venuto a creare a partire da Tangentopoli, quando è venuta meno l’immunità parlamentare e l'autonomia della magistratura ha prevalso sull’autonomia della politica di legiferare. Italo Bocchino, direttore editoriale del Secolo e autore del libro "Perché l'Italia è di destra", ha posto invece, l'accento sul tema delle porte girevoli dei magistrati, a partire dagli ultimi tre procuratori antimafia: "Due sono diventati parlamentari del Pd e uno del M5S. Io cittadino - si è chiesto l'ex parlamentare - come posso stare tranquillo nel sapere che sistematicamente la persona più importante nella magistratura finisce col candidarsi contro la destra?". Bocchino a tal proposito ha ricordato il conflitto di interessi del senatore pentastellato De Raho che è membro membro della commissione antimafia e, pertanto, "è paradossamente chiamato a giudicare se stesso". Il vero problema della giustizia in Italia è che ogni anno 7mila persone vengono archiviate, prosciolte o assolte, un dato che "ci deve preoccupare perché - ha detto Bocchino - l’Italia spende 30 milioni all’anno di risarcimenti per ingiusta detenzione".
Anche Francesco Maria Del Vigo, vicedirettore del Giornale, ha snocciolato cifre preoccupanti: "L’anno scorso su 44.495 misure cautelari ben il 10% sono andate a vuoto. Ogni giorno 2 persone sono state perseguitate e incarcerate ingiustamente". Ma non solo. Negli ultimi 30 anni si è speso un miliardo per i risarcimenti e "troppe volte il sistema giudiziario - ha detto Del Vigo - ha finito per colpire persone comuni innocenti che non hanno le stesse opportunità dei politici per difendersi". In questo dibattito il caso più emblematico di giustizia ingiusta è ancora quello dell'ex presidente della Regione Liguria Giovanni, il quale oltre ad essere stato intercettato per tre anni ha subìto "una violenza privata senza precedenti che ha mandato in tilt la procura di Genova e che, alla fine, lo ha portato a patteggiare".
Sulla stessa lunghezza d'onda le osservazioni del presidente della Fondazione An Giuseppe Valentino, che non ha esitato a dire: "Toti ha preferito smettere la prosecuzione di un calvario", oltre a ricordare che "l’intercettazione serve a corroborare la consapevolezza che c’è stato un reato e non per avere la prova di reato".
Tutti i relatori hanno convenuto sulla
necessità che questo governo riformi la giustizia e Bocchino non ha avuto dubbi nel dire che: "La riforma può farla solo la destra perché la sinistra ha fatto un patto con la magistratura e non è libera".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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