Intesa Sanpaolo indagata per valutare se la denuncia su Coviello fu tempestiva

Accessi abusivi: resta l'interrogativo sulle azioni del dipendente prima del 2022

Intesa Sanpaolo indagata per valutare se la denuncia su Coviello fu tempestiva
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Ci sono solo quelle poche decine di nomi, per quanto eccellenti, tra i politici spiati dal bancario Vincenzo Coviello? Sul caso dello spione bancario c'è un punto interrogativo sul quale non può fare luce nemmeno il log, il registro degli accessi ai database dei clienti dell'ex funzionario di Intesa Sanpaolo. Quel file ha permesso prima alla banca (ora anche lei indagata, un atto dovuto ai sensi della legge 231 avendo in prima battuta denunciato solo solo all'Autorità per la privacy il dipendente accusato di accesso abusivo) e poi ai magistrati di sapere quali persone, quando, per quanto tempo e per quali dati erano state passate al setaccio da Coviello. Ma il log non ci racconta che cosa ha fatto il bancario prima di quel fatidico 21 febbraio del 2022, data dalla quale ha inizio il «rosario degli spiati», 6637 accessi abusivi, 3572 clienti di 679 filiali. Possibile che quel giorno, mentre Putin stava per attaccare Kiev, Coviello si sia svegliato decidendo di spiare Meloni, La Russa e Crosetto? Non possiamo saperlo. Conta un altro 21 febbraio, quello del 2024. Quando finalmente il sistema di controllo della banca «congela» il log degli accessi fatti ai database clienti con le credenziali di Coviello. Permettendo così di risalire la cronologia delle attività, ma solo per 24 mesi, ossia il periodo minimo di conservazione di quei dati imposto alle banche da un provvedimento del Garante della privacy del giugno 2011.

Dunque le prime anomalie riscontrate - la ricerca a strascico effettuata il 23 ottobre 2023 sulle spese della carta di credito di una parente non avevano spinto Intesa Sanpaolo a «fotografare» il file di registro, pure se il funzionario era stato chiamato a dar conto di quelle ricerche non ortodosse («solo un errore», s'era difeso), tanto da smetterla con le ricerche sui nomi «importanti». Per lo stesso episodio, però, quattro mesi dopo è il Data Protection Officer della banca a richiamare Coviello e, stavolta, a congelare il log, ricostruendo a ritroso, solo da quel momento, lo spionaggio del bitontino.

Il ritardo lascia un grande interrogativo su ciò che Coviello potrebbe aver fatto prima del febbraio 2022. La memoria difensiva dell'uomo e la perizia della sua psicologa raccontano che Coviello avrebbe spiato perché affetto da disturbo da adattamento misto. Quel dossieraggio sarebbe una risposta allo stress. Provocato, tra l'altro, dalla sensazione che i suoi ultimi due incarichi Bisceglie da aprile 2021, e Barletta dal 2017 al 2021 fossero una sorta di demansionamento.

C'è dunque un buco di quasi cinque anni durante i quali Coviello avrebbe già iniziato ad accumulare quello stress e quella frustrazione che lo avrebbero indotto dal 2022 a curiosare nei database. Difficile escludere che durante questo intero lustro, in condizioni simili e impiegato nelle stesse filiali sgradite, Coviello possa aver già iniziato a frugare i dati dei clienti vip.

Ma se anche avesse ficcato il naso nei conti del capo dello Stato, Sergio Mattarella, il log non potrebbe dirlo. Sempre che non siano i carabinieri, frugando nel materiale informatico e nei documenti sequestrati al funzionario giovedì scorso, a trovare segni di dossieraggi precedenti all'alert della banca.

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