L'ultimo pasticcio del Csm: vuoto il posto all'Antimafia

Alla Direzione nazionale no al reintegro del pm Sirignano che denunciò il "sistema". Favorito Itri che ha cambiato lavoro

L'ultimo pasticcio del Csm: vuoto il posto all'Antimafia
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Un modo bizzarro per coprire i vuoti d`organico in uno degli uffici giudiziari più delicati del paese: mandarci un magistrato che in quel posto non ci vuole più andare, anzi, che nel frattempo ha chiesto e ottenuto di lasciare la magistratura; e non mandarci un pubblico ministero che quel posto lo ha già coperto, che ne è stato cacciato ingiustamente e che ha tutto il diritto di ritornarci. Risultato finale: il posto rimane scoperto. Tutto merito del Consiglio superiore della magistratura.
Il posto in ballo è quello di sostituto procuratore alla Dna, la procura nazionale Antimafia e antiterrorismo. È uno dei sei posti - su ventidue - ad oggi vacanti, un buco d`organico che il procuratore nazionale Giovanni Melillo ha ripetutamente lamentato. Per coprire almeno un posto, basterebbe che il Csm eseguisse quanto il Consiglio di Stato gli ha ordinato di fare: reintegrare in Dna Cesare Sirignano, il pm che il Csm precedente trasferì d`ufficio alla procura di Napoli Nord nel maggio 2020 a causa delle sue intercettazioni con Luca Palamara. La colpa di Sirignano: avere dato per assodato, chiacchierando con l`ex presidente dell`Associazione nazionale magistrati, che tutte le nomine vengono fatte col manuale Cencelli delle correnti in toga. Un segreto di Pulcinella, un sistema che - fino all`esplosione del caso Palamara - era sotto gli occhi di tutti e che quasi tutti fingevano di non conoscere. «Sono diventato il capro espiatorio del sistema delle correnti», fu il commento amaro di Sirignano, «un sistema che non ho contribuito a creare né a mantenere e della cui esistenza ho preso semplicemente atto». Oltre a sfrattarlo dalla Dna, il Csm gli inflisse anche una sanzione disciplinare, la perdita di due mesi di anzianità.

Sirignano fece ricorso e nel luglio di quest`anno il Consiglio di Stato gli ha dato ragione: sanzione annullata, trasferimento annullato, il pm ha diritto a tornare in servizio alla procura nazionale Antimafia. Sono passati quattro mesi, e il Csm non si muove. E anzi per mercoledì prossimo ha messo all`ordine del giorno la nomina in Dna un altro magistrato napoletano, Paolo Itri: che nel 2015 - altra era geologica, prima che esplodesse il caso Palamara - era già in lizza per quel posto, si vide preferire Sirignano, ha fatto anche lui ricorso e a distanza di ben cinque anni ha vinto.

Il Csm si trova dunque stretto tra due sentenze del Consiglio di Stato apparentemente incompatibili tra di loro: una che ordina di rimettere Sirignano al suo posto in Dna, l`altra che dice che a quel posto ci deve andare Itri. A togliere d`impiccio il Csm sembrava aver provveduto lo stesso Itri, che nel frattempo ha chiesto e ottenuto di cambiare mestiere: vuole lasciare la magistratura ordinaria, e andare a lavorare al Tar della Calabria, il tribunale amministrativo regionale. Tutto risolto, dunque? Manco per niente.

Ora c`è il rischio concreto che il Csm invece di mandare Sirignano alla procura nazionale - dove come capo si ritroverebbe Giovanni Melillo, verso il quale nelle famose chat con Palamara aveva parole non proprio benevole - decida di mandarci Itri anche se nel frattempo ha deciso di cambiare lavoro. Tra i tanti pasticci di questi anni, quello di spedire un magistrato amministrativo a occuparsi di mafia e terrorismo non si era ancora visto, ma tutto è possibile.

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