La magistratura sbaglia a far politica

Nella magistratura esistono correnti politiche: Gratteri ha dimostrato onestà intellettuale

La magistratura sbaglia a far politica
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Gentile Direttore Feltri,
ho letto su questo giornale, di cui sono affezionato lettore, che il magistrato calabrese Nicola Gratteri è stato critico nei confronti dei suoi colleghi, ritenendoli responsabili della poco credibilità di cui gode oggigiorno la magistratura a causa delle correnti politiche interne. Sono rimasto sbalordito da questa presa di posizione. Forse che i giudici si stanno ravvedendo e stanno capendo di avere esagerato nel colpire alcuni esponenti politici del centrodestra mossi più da una questione ideologica che da una esigenza di giustizia? Lei cosa ne pensa? Intanto Giovanni Toti è fuori gioco e Matteo Salvini rischia di finire in galera, rovinato e annientato anche lui dalle toghe.
Federico Grego

Caro Federico,
Nicola Gratteri ha dimostrato di possedere quella onestà intellettuale e quell'equilibrio che a volte ai suoi colleghi mancano. Ed ha ammesso una verità che ormai conosciamo tutti, in particolare dal caso Palamara, ossia che all'interno della magistratura esistono delle correnti politiche, alle quali ai giudici è chiesto di aderire per fare carriera, per progredire, per essere accettati e pure per quieto vivere, e che coloro che fanno parte di queste correnti cercano in modo spregiudicato, servendosi illegittimamente dei propri poteri, di influenzare la politica, addirittura capovolgendo le scelte dell'elettorato, ovvero del popolo sovrano, come è accaduto, ad esempio, quando a Toti è stato spiegato che per la revoca degli arresti domiciliari avrebbe dovuto dimettersi, cosa che egli ha fatto per riacquistare la libertà. Io stesso gli consigliai di arrendersi. Va da sé che tale proposito, cioè quello di incidere in maniera tanto determinante sulla politica, non tenendo conto della volontà popolare, configura una condotta illiberale, antidemocratica, sovversiva. Sarebbe esagerato parlare di dittatura della magistratura, ma vero è che essa qualche volta prova a imporsi sugli altri poteri, di prendere il sopravvento su tutti. Una magistratura che mostra i muscoli per spaventare, per punire, come nel caso di Salvini, colpevole di essersi opposto all'accoglienza sfrenata e indiscriminata di chiunque, per indebolire un leader politico, magari trascinandolo in una inchiesta poi archiviata o in un procedimento che si conclude in seguito, dopo anni di calvario giudiziario, con una assoluzione, è una magistratura malata. Ed è normale che essa cominci piano piano a perdere credibilità. L'opinione pubblica è sempre più diffidente verso le toghe. E questo è un male in uno Stato di diritto. Non possiamo di sicuro gioirne. Occorre dunque una presa di coscienza da parte di questo organo, affinché tale deriva venga arrestata, cosa che lo stesso Gratteri auspica e ritiene necessaria e urgente. I danni che una simile crisi di fiducia da parte dei cittadini verso i giudici può comportare e innescare sono giganteschi. Si va dal convincimento che denunciare un reato sia inutile al convincimento che rispettare la legalità sia altrettanto vano. Il cittadino si sente così isolato, non tutelato, insoddisfatto nella sua domanda di giustizia, abbandonato. E si persuade che debba farsi giustizia da sé perché dentro i tribunali non vi sono che i nemici del popolo, quelli che perseguitano un ministro che realizza quello che gli ha chiesto l'elettorato. Preciso: io non la penso così, anzi, sono convinto che all'interno delle procure la maggior parte dei professionisti sia costituita da gente perbene, che ha scelto questo mestiere per amore di giustizia. Questi sono però i rischi a cui siamo esposti.

Per quanto riguarda Salvini, attenzione, la magistratura con questa operazione ha recato nocumento soltanto a se stessa trascinando un ministro in giudizio per avere questi compiuto il proprio dovere e non è né sarà quest'ultimo ad uscirne con le ossa rotte. Infatti, mentre i togati perdono credibilità, Matteo ne acquista di nuova insieme ai consensi crescenti. Agli occhi degli elettori il leghista è la vittima di un sistema corrotto che, non tenendo conto della volontà popolare, pretende di determinare le politiche migratorie, materia che agli italiani interessa particolarmente, essendo l'Italia da lustri terra di arrivo di centinaia di migliaia di clandestini.

Ma Salvini, proprio per questo motivo, è diventato altresì un eroe, colui che a muso duro si è opposto e seguita ad opporsi, anche a costo di rinunciare alla libertà personale, ad una prassi inaccettabile e non più sostenibile che ha fatto dello Stato italiano lo Stato di nessuno, dove chiunque può sbarcare senza documenti e può insediarsi.

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