Assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, sono una decina le inchieste aperte sull’urbanistica. Nel frattempo ci sono state delle manifestazioni di interesse per eventuali nuovi interventi?
«In realtà non ci sono impedimenti a presentare pratiche edilizie di nessun tipo. È chiaro che se viene presentata una pratica i cui contenuti ricadono nelle fattispecie delle pronunce dei giudici noi le valutiamo e vediamo se la proposta può andare avanti perché non è nel mirino della Procura. Viceversa viene fatta una comunicazione all’operatore chiedendo che si adegui alle nuove disposizioni».
Si è parlato di un centinaio di milioni di oneri di urbanizzazione persi. Avete fatto una proiezione a spanne per capire in autunno a quanto potrebbero ammontare?
«Abbiamo fatto una stima rispetto all’anno precedente, valutando appunto in 100 milioni di euro gli oneri persi».
La notizia delle indagini sull’urbanistica sta causando un enorme danno di immagine al Comune di Milano. Il rischio è che gli imprenditori o i fondi internazionali, vedendo la situazione, cambino direttamente la destinazione del proprio investimento.
«Difficile quantificare il danno perché bisognerebbe anche capire qual è il messaggio che arriva all’esterno. Già se parlo con i colleghi di Torino o di Roma fanno fatica a capire cosa sta succedendo a Milano, a maggior ragione un investitore americano o francese. Al momento non riusciamo a quantificare, ma i mancati incassi degli oneri parlano chiaramente di un rallentamento. Quindi il danno c’è perché se c’è un’inchiesta della magistratura il messaggio che passa è che qualcosa di irregolare magari è stato fatto. Se poi si tiene conto che siamo in un paese che a fatica stava cercando di uscire da un passato macchiato dalla corruzione, il danno raddoppia».
Non solo, Assimpredil Ance, l’associazione dei piccoli e medi costruttori edili, ha ribadito con forza questo concetto. C’è un danno anche per tutto il settore.
«Non c’è dubbio, ma c’è un danno anche dal punto di vista sociale, in termini di occupazione, e poi c’è da calcolare la perdita di indotto collegato, come l’industria delle forniture di mobili, del settore del facility management, difficile da calcolare. Speriamo che queste inchieste arrivino a conclusione il prima possibile. Il problema è che la giustizia italiana non è rapidissima. Affidarsi solo ai processi che non sono ancora partiti è un po’ non affrontare il problema».
Ci sono delle accuse di abuso edilizio e dei cantieri sotto sequestro....
«Non perché mancano i titoli edilizi o perché si è costruito più di quanto si doveva, ma perché si è messo in discussione il tipo di procedura autorizzata: non doveva essere una Scia, ma un piano attuativo. È una frontiera del tutto nuova quella che si è aperta sul caso Milano».
Anche unica, mi pare: altre città hanno utilizzato procedure simili ma non hanno inchieste aperte
Intanto il titolo V della costituzione attribuisce ai comuni e alle regioni la materia urbanistica di dettaglio dei propri territori. Sicuramente la questione riguarda molte città ma solo a Milano sono state aperte delle inchieste, perché ci sono stati degli esposti».
I cittadini hanno visto spuntare degli edifici dai cortili....
«Non si tratta di cortili, ma di isolati, come sempre si è fatto. Il punto è l’interpretazione che danno alcuni magistrati, come per il caso di piazza Aspromonte: la Procura ha una tesi, il tribunale del Riesame dice che non è così, la Cassazione ribalta completamente la tesi della Procura. Tre ordini amministrativi hanno detto tre cose diverse, dando ragione in ultimo al Comune. La situazione è complessa, ma al momento le pronunce non sono a sfavore del Comune».
Venendo al futuro sull’emendamento Salva Milano lei ha espresso delle perplessità...
«Spero che questa norma chiarisca per il passato, il presente e anche per il futuro. Sul passato non c’è niente da sanare dal momento che a oggi non è stato determinato nessun abuso. Sul futuro serve una norma che chiarisca davvero».
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