La mossa contro i mafiosi, cosa può succedere adesso

Stop ai permessi dopo i boss scoperti col cellulare in cella

La mossa contro i mafiosi, cosa può succedere adesso
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Il carcere duro non era così duro per i mafiosi. La commissione Antimafia, secondo quanto si apprende, sta lavora su una possibile stretta sulle norme che definiscono il regime del 41 bis dopo quanto è trapelato dalle indagini sui 181 mafiosi della Procura di Palermo, dalle quali sarebbe emerso che un boss avrebbe assistito dalla sua cella, con un telefonino introdotto illegalmente in carcere, al pestaggio che aveva commissionato. Quanto ricostruisce la Dda di Palermo su capimafia del calibro di Nunzio Serio e Calogero Lo Presti è gravissimo, se si pensa che questi mafiosi avrebbero parlato tranquillamente dal carcere con altri affiliati liberi a cui, in improvvisate riunioni, i familiari dei detenuti passavano una sorta di tele-citofono usato solo per ricevere i messaggi dei padrini.

Mentre la maggioranza ribadisce la necessità di insistere sul carcere duro, la commissione Antimafia guidata da Chiara Colosimo starebbe lavorando a rendere il regime carcerario ancora più restrittivo, ad esempio con il ripristino del divieto di concedere benefici penitenziari ai condannati in regime di 41 bis salvo che nei casi di collaborazione con la giustizia.

È evidente che c’è stata una complicità - ancora da accertare - nell’introdurre in carcere il telefonino dal quale il boss Calogero Lo Presti avrebbe assistito in video alla spedizione punitiva contro il bemico giuseppe Santoro che lui stesso avrebbe commissionato, indicando addirittura la modalità con cui la squadra delegata al pestaggio avrebbe dovuto agire.

Ma se la vulnerabità del sistema carcerario è compensata dalle intercettazioni dei

complicati criptofonini usati dal sodalizio mafioso che hanno consentito di disvelare le mosse dei boss di Cosa Nostra è pacifico che il carcere duro dimostra ancora di più di essere lo strumento più solido contro la mafia.

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