Sul caso Toti arriva la stampella dell'Anm. Il presidente del sindacato delle toghe Giuseppe Santalucia è furioso per la decisione di due consigliere laiche del Csm - Claudia Eccher e Isabella Bertolini - di chiedere l'apertura di una pratica disciplinare nei confronti dei giudici del tribunale del Riesame di Genova che hanno rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari per il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti con l'alibi della possibile reiterazione del reato, ipotizzando per loro abnormità e illogicità della motivazione e un provvedimento restrittivo fuorilegge. «Lo ritengo preoccupante», è il ragionamento di Santalucia, perché a suo dire rappresenta «un infelice tentativo di interferire con il regolare esercizio della giurisdizione da parte di due esponenti, elette dalla maggioranza parlamentare,
che ci racconta del contesto culturale in cui stanno prendendo corpo le proposte di revisione costituzionale della magistratura».
Siamo alle solite. Alla magistratura più ideologizzata poco importa che la vicenda giudiziaria che sta paralizzando la Liguria costringe a una detenzione cautelare il governatore Toti, alla faccia della presunzione d'innocenza e senza che la sua colpevolezza sia stata certificata da un processo, calpestando la volontà popolare e costringendo surrettiziamente l'esponente politico a fare un passo di lato rispetto alle sue ambizioni politiche, anzi viene usata come spauracchio nel complicato cammino delle riforme che l'esecutivo sta portando avanti sulla giustizia: «Si conferma il timore che con la riforma del Csm e l'istituzione dell'Alta Corte risulterà fortemente indebolita l'autonomia e l'indipendenza di giudici e pubblici ministeri», è la sentenza del magistrato che guida l'Anm. Ma c'è anche chi chiede che il ministero della Giustizia mandi gli ispettori «per verificare e accertare la correttezza della procedura», chiede Antonio Sabella, segretario
nazionale di Italia Moderata.
Dello stesso avviso di Santalucia anche il suo predecessore Eugenio Albamonte, che al Fatto Quotidiano spara a zero sul ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Sul quotidiano diretto da Marco Travaglio - che dà dell'ubriacone al Guardasigilli, definito malignamente Carletto Mezzolitro - l'ex presidente dell'Anm punta il dito contro l'abolizione dell'abuso d'ufficio, definito «un'amnistia selettiva», e contro la stretta sulle intercettazioni, riforme il cui unico fine sarebbe quello di «creare impunità per alcuni specifici segmenti di criminalità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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