Maier fantastico Herminator cammina zoppo, ma scia da re

Un mese fa, a Sölden, aveva fatto davvero pena: 35° a 2"77 dopo la prima manche del gigante, non si era nemmeno qualificato per la seconda. Nessuno aveva scaldato il pubblico tanto quanto lui, ma quel tifo pazzesco era servito a poco, giù per il muro ghiacciato dove gli altri sciavano sciolti e veloci, lui, Hermann Maier, derapava, frenava, era rigido sugli sci, incapace di mettere in pista quel dinamismo indispensabile nello sci moderno.
Quando pochi giorni dopo era giunta notizia che a causa di un forte mal di schiena avrebbe dovuto disertare la trasferta in America e le prime gare veloci della stagione, io, ma non solo, avevo pensato «ok, è finita, povero Hermann, che tristezza».
In realtà, il finale della favola di «Herminator», campione austriaco specialista in resurrezioni, è ancora da scrivere e il capitolo che narra del primo superG della stagione, disputato domenica a Lake Louise, è sicuramente fra i più belli. Ed è tutt'altro che triste. Piuttosto, è commovente.
Si resta allibiti di fronte all'emozione di Hermann nel commentare la sua 54ª vittoria in coppa del mondo, manco fosse Peter Fill, Tessa Worley o Sarka Zahrobska, i tre atleti che nell'ultimo fine settimana hanno festeggiato la vittoria numero 1 della carriera.
Maier domenica era davvero troppo felice, come e forse più di quel giorno del febbraio 2007, quando a Garmisch, proprio in superG, batté tutti per la prima volta. Parlo di coppa del mondo perché, fra olimpiadi e mondiali, Hermann ha vinto anche 5 medaglie d'oro. Un fenomeno. Senza età, senza tempo, senza limiti. Per pochi mesi domenica non ha battuto il record di Marco Buechel, che lo scorso gennaio vinse il superG di Kitzbuehel, guarda caso proprio davanti a Maier, all'età di 36 anni e due mesi, mentre Hermann farà i 36 domenica a Beaver Creek.
Solo Ingemar Stenmark, 86 volte, Anne-Marie Moser Proell, 62, e Vreni Schneider, 55, hanno vinto più gare di lui in coppa, ma come sarebbe andata se nell'agosto del 2001 Maier non fosse stato investito da un'auto mentre viaggiava verso casa con la sua moto?
Quel giorno si temette per la sua vita, si parlò di amputazione della gamba destra, ai medici che gli stavano attorno lui chiedeva solo una cosa: «Vi prego, fatemi tornare a camminare». Lo fecero, anche se da allora a dire il vero Maier zoppica e pare molto più sciolto quando ha gli sci ai piedi.
Dopo aver perso una stagione intera tornò in gara nel gennaio del 2003 e, dopo due gare di rodaggio, trionfò nel tempio di Kitzbuehel, sotto una bufera di neve che avrebbe intimorito anche i lupi.
L'anno dopo, Hermann riuscì addirittura a vincere, per la quarta volta, la coppa del mondo generale e questa, per tutti, resta l'impresa più incredibile della carriera di quest'atleta tanto discusso in passato per le sue frequentazioni sospette in fase di preparazione atletica, ma che oggi è amato come pochi altri.


Oggi, con sempre meno capelli; oggi, con le gambe spesse la metà di allora; oggi, senza più lo sguardo spiritato quando esce dal cancelletto; oggi, che vince ancora, davanti a gente di 15 anni più giovane, e lo fa col sorriso, non più con lo sguardo di sfida.

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