Ormai lo considerano come Tutankhamon. Un fantasma capace di uccidere. Nel mito di Ernesto «Che» Guevara c'è anche questa leggenda: il Comandante fu ucciso nell'ottobre del 1967 in Bolivia, dopo essere stato catturato in combattimento, ma nessuno di quelli che contribuirono alla sua morte gli è sopravvissuto. Leggende metropolitane, semplici coincidenze, cose che capitavano in periodi e posti feroci come quelli. Ma un po' impressione fa lo stesso.
René Barrientos, presidente della Bolivia, precipitò con il suo elicottero; il tenente Eduardo Huerta, che catturò il Che, morì in un incidente stradale; il colonnello Andrés Selich, che lo interrogò, fu bastonato a morte dagli agenti del suo stesso servizio segreto; il generale Juan José Torres, che firmò l'ordinedi esecuzione, fu assassinato a Buenos Aires; il generale Joaquìn Zenteno Anaya, che aveva trasmesso l'ordine di esecuzione, fu giustiziato a Parigi; il colonnello Roberto Quintanilla, che aveva amputato le mani del Che, fu eliminato ad Amburgo; Honorato Rojas, che aveva denunciato il gruppo di cui faceva parte il Che, fu giustiziato dai guerriglieri; il colonnello Zacharias Plaza, che sterminò un centinaio di minatori che volevano unirsi a Guevara, fu fatto fuori a sua volta; Antonio Arguedas Mendieta, che collaborò in modo decisivo alla sua cattura, saltò in aria in un autobomba; il maggiore Juan Ayoroa, che partecipò alla cattura del Che con i suoi rangers, fu deportato alla fine del 1972.
Altri sono impazziti o rimasti invalidi o spariti nel nulla.
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