«Mancano i medici», il direttore chiude l’ospedale

Antonello Lupis

da Reggio Calabria

Chiuso l'ospedale per mancanza di personale medico. È successo a Gioia Tauro, la cittadina tirrenica della Calabria sede del più grande porto d'Europa, a seguito di un'ordinanza fatta dal direttore sanitario del presidio ospedaliero pianigiano Giovanni XXIII, Loredana Carrera.
Il provvedimento temporaneo è stato emanato a causa della mancanza di anestesisti e cardiologi senza i quali la direzione sanitaria - è stato asserito in un documento trasmesso alle autorità competenti dai vertici sanitari del presidio ospedaliero gioiese - «non è garantita la dovuta assistenza ai pazienti» i quali, quindi, «andrebbero incontro a un elevatissimo rischio di morte».
Proprio com'è avvenuto meno di 24 ore prima ad un quarantenne della zona, sposato e padre di due bambini, vittima di un banale incidente stradale. L'uomo, infatti, a conclusione di una vera e propria odissea vissuta tra gli ospedali di Gioia Tauro e Palmi è morto - come hanno denunciato i familiari che hanno subito sporto denuncia negli uffici del commissariato di Polizia di Gioia Tauro - per mancanza di adeguati soccorsi, personale medico specifico e apparecchiature adeguate.
La chiusura dell'ospedale, chiaramente, ha suscitato proteste e reazioni a catena in tutto il comprensorio della Piana di Gioia Tauro. Fra queste quella del sindaco di Gioia Tauro, Giorgio Dal Torrione, che ha scritto una lettera all'assessore regionale alla Sanità, Doris Lo Moro dei Ds, al commissario dell'Asl 10 di Palmi, Mazzù, e al prefetto di Reggio Calabria, Giovanni D'Onofrio.
Lo stesso primo cittadino gioiese ha inoltre convocato d'urgenza una seduta straordinaria «aperta» del consiglio comunale.
«È giunto il momento di passare alla lotta democratica dura - ha dichiarato il sindaco Dal Torrione - per smuovere l'incredibile steccato dell'indifferenza generale che tiene in ostaggio la città cui è affidata la speranza della rinascita della Calabria e del Mezzogiorno».
Rincarando la dose, il sindaco Dal Torrione ha affermato che «se per cambiare le cose dobbiamo passare ad altre forme di lotta, siamo pronti a farlo. Visto e considerato che le cose si muovono solo quando si bloccano le autostrade e le ferrovie, ebbene, noi siamo anche disposti a fare questo».


Nelle lettere trasmesse all'assessore regionale, al prefetto di Reggio e anche alla Procura della Repubblica di Palmi, il primo cittadino di Gioia Tauro ha espresso la sua «più viva indignazione circa il metodo e il merito con cui viene amministrata la sanità nella Piana di Gioia Tauro».

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