In mancanza di incassi gli attori diventano registi

Nella migliore estate di sempre i film italiani sono scarsi al botteghino. E così Cortellesi & C. fanno tutto da soli...

In mancanza di incassi gli attori diventano registi
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Abbiamo esaltato, giustamente, il ritorno massiccio nelle sale degli spettatori italiani, culminato con il record, al botteghino, di agosto, dimenticandoci di sottolineare un piccolo particolare. Che del menu allestito dai cinema, i film italiani non se li è filati (quasi) nessuno, rappresentando, come quota, solo il 5,07% degli incassi del miglior agosto di sempre. Il che non frena i registi italiani dal girare titoli con budget importanti, come gli 11.545.020 di euro per Garrone e il suo Io capitano che, nonostante il premio alla regia (mah!) vinto a Venezia e la candidatura agli Oscar, per ora, dalle sale, si è visto ritornare la miseria di 1.960.156 euro (al 25/9).

E, allora, considerato che i soliti registi noti non incassano più come una volta, che ti fanno gli attori, visto che li vedono sempre meno spettatori? I film se li girano loro. Mai come nei prossimi mesi, infatti, assisteremo ai debutti, dietro la macchina da presa, di tanti volti (più o meno) noti italiani del grande schermo. Così, magari, se a qualcuno di loro sarà rimproverato, come spesso succede, di fare sempre la stessa parte o di recitare all'identico modo, non se la potranno più prendere con il regista di turno, ma solo con loro stessi. Vediamo, allora, l'elenco di questi attori esordienti in regia, molti dei quali non hanno rinunciato, ça va sans dire, anche al ruolo da protagonista. Certo, se il buongiorno si vede dal mattino, non sarà un'operazione facile per i nostri vippini della settima arte.

Prendete Micaela Ramazzotti che, con Felicità, nelle sale dal 21 settembre, si è fatta una e trina: scrive, dirige ed interpreta la storia di una famiglia disfunzionale romana. Purtroppo, male. Sulla regia, trasformando, ad esempio, in inutile macchietta il povero Max Tortora, nei panni di un padre (fascista, come viene etichettato), ovviamente razzista ed ignorante, come nella miglior tradizione di stereotipi raccontati dalla cinematografia «democratica» italiana. Quanto alla scrittura (con Isabella Cecchi e Alessandra Guidi) i limiti sono davvero evidenti, in particolare nell'incapacità di uscire dal tratteggio superficiale dei personaggi chiave. Sulla interpretazione, nel bene e nel male fa la Ramazzotti, come l'abbiamo vista altre volte, alle prese con ritratti di donne sfortunate della periferia romana. Dunque, niente di nuovo sotto il sole. Con il risultato di un incasso, all'esordio, di appena 266.839 euro.

Curioso che anche un'altra moglie di regista noto decida di fare «concorrenza» al lavoro del marito. La Ramazzotti a Virzì e Paola Cortellesi, invece, a Riccardo Milani. L'attrice, infatti, porterà al cinema, dal 26 ottobre, C'è ancora domani, anche qui nella triplice veste di sceneggiatrice, regista e protagonista; perché, a volte, le cose è meglio farsele da sole, verrebbe da commentare ironicamente. La storia, in bianco e nero, è ambientata nell'Italia del Dopoguerra, con la Cortellesi che recita la parte di una donna sposata con Mastandrea, padre-padrone anche a suon di cinghia, sperando di dare un futuro migliore alla figlia maggiore, che aspira alle nozze. Debutto alla regia anche per Margherita Buy, regista di Volare (data di uscita ancora da definire), nel quale reciterà l'ex marito Sergio Rubini, che tante volte l'ha diretta. La storia? Quella di un gruppo di persone che soffre di aviofobia, ovvero la paura di prendere l'aereo. Completa il poker di attrici esordienti alla regia, Kasia Smutniak, con Mur, sul dramma dei rifugiati in Polonia. Un documentario già presentato, in anteprima, al Toronto Film Festival.

E i maschi? Claudio Bisio ha deciso di passare dietro la macchina da presa dirigendo L'ultima volta che siamo stati bambini, dal 12 ottobre nelle sale italiane, dopo aver aperto il Festival di Giffoni. Ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, racconta la storia di quattro bambini, uniti da un patto. Tanto che, quando uno di loro sarà portato in un campo di concentramento, gli altri amichetti partiranno in missione per liberarlo. Tratto dal libro del giornalista e scrittore Roberto Perrone è Zamora che segna anche il debutto, in regia, di Neri Marcoré, oltre che interprete. Qui, il protagonista è Walter, un ragioniere che finisce per lavorare nella Milano anni '60. Costretto a giocare a pallone dal suo capo, e non amando il calcio, andrà in porta, dove sarà ironicamente soprannominato come il grande portiere spagnolo. Infine, anche Michele Riondino ha deciso di passare alla regia, dirigendo Palazzina Laf, con un cast importante che riunisce, oltre allo stesso Riondino, anche Elio Germano.

Il film racconta i fatti veri della Palazzina Laf, il reparto dell'Ilva dove venivano mobbizzati gli impiegati contrari al declassamento.

Vedremo come il pubblico risponderà a tutto questo «nuovo che avanza». Costringendo, magari, i nostri registi, a passare davanti alla macchina da presa per non rimanere disoccupati.

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