Il sistema previdenziale va riformato, l'articolo 18 non è intoccabile e i sindacati possono essere criticati. Oltre alla leadership anche la politica economica del Partito democratico, portata avanti da Pierluigi Bersani in questi anni, sta scricchiolando. Spinte centrifughe in via del Nazareno. Non solo il Big Bang di Matteo Renzi. Non solo le critiche di Beppe Civati. Adesso ci si mette pure un gruppone di trentenni che, in un manifesto pubblicato oggi sul Foglio di Giuliano Ferrara, prende di mira quella corrente al vertice del Pd, di cui fanno parte Matteo Orfini (responsabile Cultura), Andrea Orlando (responsabile Giustizia) e, in particolar modo, Stefano Fassina (responsabile Economia).
Un manifesto per abbattere "i riti della politica vecchia". Un manifesto già sottoscritto da una quarantina di trentenni rampanti che chiedono una svolta "giavazziana" del partito. "Noi - si legge - riteniamo si possa lavorare per un Pd aperto e innovativo, senza cadere nel vizio, vecchissimo, di scalare un partito parlandone male, senza partecipare al tiro al bersaglio verso il nostro segretario ma nemmeno aspettando il proprio turno mettendosi in fila". A partire dalle primarie. Quelle stesse primarie a cui mira il sindaco di Firenze per spodestare Bersani. "Voglio molto bene al Pd, ma c'è una cosa che non sopporto di alcuni dirigenti ed è che danno l'idea che l'importante è partecipare - è la posizione di Renzi il 'rottamatore' - io invece non ne ho nessuna voglia. Io voglio vincere, con delle idee". E propone: "Per cambiare le cose davvero non si può ragionare in punta di convegno, bisogna cambiare la classe dirigente".
Dopo aver attaccato i rottamatori (che "usano il giovanilismo come una clava da brandire verso il quartier generale") e i cosiddetti "giovani turchi", cioè i quarantenni che sono ora nella segreteria Bersani, i firmatari del manifesto danno la loro ricetta. E la sedia dei papaveri del Pd traballa. In troppi chiedono il rinnovamento. A partire, appunto, dal "ricambio generazionale" e da una nuova politica economica. E, nel manifesto, i trentenni fanno una sorta di pro memoria che va dalle liberalizzazioni al "dimagrimento del peso degli sprechi nella pubblica amministrazione e dei costi della politica", da una "roforma del fisco che favorisca chi lavora e chi produce" a un "mercato del lavoro in cui venga superato l'apatheid tra protetti e non protetti con una riforma all'insegna della flexsecurity". Una rivoluzione, insomma, rispetto alla vecchia politica economica del Pd arroccata sulle ideologie passate e spalmata sulle posizioni dei sindacati. Quello che questi trentenni chiedono è proprio mettere da parte un vecchio modo di fare politica: "Qualche analista ritiene che il Pd faccia parte del mondo che sta per tramontare, noi, al contrario, riteniamo che sia stato fondato per essere protagonista di quello che sta nascendo".
La lettera aperta dei trentenni pd, che il Foglio ribattezza come il "manifesto dei Tea Party", è un'altra spina nel fianco per Bersani, insomma. Perché la politica economica del partito è da anni scandita dalle scelte di Fassina, esponente scelto proprio dal segretario del partito. Tanto che anche il pdl accoglie positivamente le proposte presentate.
"Contiene molte novità positive - spiega Sandro Bondi - forse si tratta di una nuova generazione della sinistra finalmente libera dall’ideologia del passato e contraddistinta da un approccio pragmatico ai problemi della società".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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