Manovra e Regioni: ecco gli sprechi da tagliare

Consigli ai politici spendaccioni. I governatori strillano: manovra insostenibile. Noi abbiamo spulciato i bilanci di alcune Regioni. Risultato: si possono risparmiare milioni. Lazio: sanità a rotoli e 400mila euro al cinema marocchino. Emilia Romagna: Errani e i dromedari per il Sahara

Manovra e Regioni: ecco gli sprechi da tagliare

Ogni giorno una lacrima. Il piagnisteo delle Regioni sta facendo da colonna sonora a questa estate di tagli e manovre: si ha l'impressione che i governatori fatichino a capire che la stagione delle vacche grasse sia ormai tramontata per sempre. L'Italia non può più permettersela. E se chi comanda in Lombardia o in Emilia, in Veneto o Liguria, vuole davvero approdare al federalismo deve far quadrare i conti. Vale al Nord e, ancora di più, nel Mezzogiorno: ora anche le Regioni devono fare la loro parte.

La risposta dei governatori, mai così compatti, è un grido disperato: «Così ci rovinate». Le Regioni virtuose, con i conti in regola come la Lombardia, dicono che non tocca a loro pagare per errori altrui, quelle messe male come la Calabria invocano le malefatte economiche dei loro predecessori e si lamentano sui debiti da pagare. Tutti, buoni o cattivi, non vogliono rinunciare a nulla. Ma questo, signori governatori, è un atteggiamento miope. La questione si può ribaltare: magari la necessità di risparmiare è un'occasione storica per eliminare tanti sprechi. Non la sanità o il welfare, ma i vizi, le clientele, i favori ai professionisti dei sussidi e dei finanziamenti pubblici, i posti di lavoro creati ad hoc e la costellazione delle consulenze. Tutto questo è davvero indispensabile?

Questo giornale è andato a spulciare nei bilanci di tre Regioni: Lazio, Campania e la virtuosa Emilia-Romagna. Il risultato è: tanti sprechi per tutti. Ce ne sono grandi e piccoli. Ci sono sviste ed esempi di cattiva amministrazione. Marrazzo, solo per fare un esempio, trascurò di sfruttare uno sconto del 50% sull'acquisto di alcuni medicinali: bruciando 243 milioni di euro in 4 anni. Nell'ultimo bilancio del Lazio ci sono piccoli sperperi simbolici: contributi per misteriosi enti cinematografici marocchini ma soprattutto i 7 euro di caffè ad assessore durante ogni seduta della giunta.

Chi vive a Bologna conosce bene la storia della «Terza Torre». Sembra una leggenda metropolitana. Invece è vera. Parliamo della terza sede della Regione: approvata la costruzione nel 1993, dall'iniziale costo di 7 miliardi delle vecchie lire si è arrivati nel 2010 a quasi 15 milioni di euro. E il palazzo non è ancora pronto. Manca il posto auto. E cosa dire dei 20mila euro stanziati per finanziare l'acquisto di dromedari da latte per le popolazioni del Sahara o dei 300mila euro per educare la popolazione alla pace?

Un occhio di riguardo merita la Campania, sempre capace di strappare un sorriso a caro prezzo. Basta ricordare i 40mila euro pagati dalla Regione per le nuove divise degli autisti della giunta. Peccato però che tutte le taglie siano risultate sbagliate. Poca cosa in confronto ai 20 carri gru acquistati per consentire ai vigili urbani di rimuovere le auto in doppia o tripla fila: ci sono voluti 2 milioni e mezzo di euro per accorgersi che i carri erano troppo larghi per entrare nel deposito.

Meno male che c'è la Sicilia. Da ieri mattina la Corte dei conti sta «processando» la Regione autonoma, Regione speciale. L'accusa sta rivelando numeri che fanno impallidire gli sfarzi di Versailles. Nel 2009 la Sicilia ha speso 13 milioni in consulenze. È un esercito di esperti che campa a spese del contribuente.

La sanità costa un milione l'ora e qualche dubbio sull'eccellenza degli ospedali siciliani resta. I burocrati costano a ogni cittadino 214 euro l'anno e spesso vengono assunti, dice la Corte dei conti, senza concorso e per soli meriti clientelari.

Tutto questo è soltanto normale amministrazione.

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