nostro inviato a Parigi
Allora, dottor Marchionne, sembra proprio che laVolkswagen punti dritto sull’Alfa Romeo.
«Il presidente Piëch ha detto che è disposto ad aspettare due anni? Ebbene, che aspetti pure. Nel nostro radar di opzioni, quello di cedere l’Alfa non c’è. Abbiamo preso un impegno e l’alleanza con Chrysler dà una base forte e tecnica al nostro marchio. Nessuna intenzione di vendere». Poi una battuta: «Se però si presentano con 100 miliardi...
scherzo ovviamente». Al Mondial dell’auto di Parigi, pronto ad aprire i battenti di Porte de Versailles al pubblico, l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler ha come di consueto catalizzato buona parte dell’attenzione. Tanti i temi caldi sui quali si è soffermato: il futuro dell’Alfa Romeo, le fattibilità del piano Fabbrica Italia, i rapporti con i sindacati, i conti del gruppo, la crescita del Lingotto nella Ferrari e il possibile sbarco di Maranello in Borsa.
Intanto le vendite di auto sono in caduta libera, un problema che ormai tocca l’intero mercato europeo.
«Non è stato, settembre, un gran mese in Italia e ancora meno nel Continente. Fino a quando non si svuota quel tubo creato dagli incentivi le cose non cambieranno. Comunque, gestiremo con calma la situazione sino al 2011».
Novità sul 5% della Ferrari di cui tornerete in possesso?
Che cosa cambia nei rapporti con i soci arabi di Mubadala?
«L’obiettivo è riportare il 90%della Ferrari a casa. Potenzialmente può verificarsi il progetto di una sua quotazione, ma non esistono piani immediati. Riportare il 90% della Ferrari in Fiat è un impegno che avevo preso sin dal 2004. La vendita di quel 5% era avvenuta in modo affrettato. Il Cavallino appartiene a Fiat».
Quale sarà il ruolo di Mubadala? Questo fondo, tra l’altro, è proprietario della società che ha realizzato il parco tematico Ferrari di Abu Dhabi.
«Con loro vogliamo conservare la relazione come partner di sviluppo strategico per il gruppo». (Sull’argomento è intervenuto in un secondo tempo Luca di Montezemolo, presidente della Ferrari: «Come ha detto Marchionne, si cerca una soluzione affinché Abu Dhabi resti partner industriale»).
E l’accordo tra Federmeccanica, Fim e Uilm sulle deroghe?
«Un fatto importante. Ora bisogna andare avanti, questo è il primo passo. Devo avere la totale sicurezza di poter gestire tutti gli impianti. La Fiom? Da quando abbiamo lanciato il piano, in aprile, nulla è cambiato. Il nostro è un progetto serio di un’azienda seria.Se essi vogliono far parte del futuro, lo facciano».
Quanto tempo è disposto ad aspettare ancora? La discussione con i sindacati sembra essere interminabile.
«Se si andrà avanti per un anno ancora, avremo un impatto disastroso sul piano di sviluppo dei prodotti. E saremo costretti a guardare ad altre alternative. Non concedo ancora molto tempo».
Diciamo sino a fine 2010?
«Stiamo arrivando ai limiti».
Tra poche settimane il consiglio della Fiat si riunirà per approvare i conti del terzo trimestre. Ci sono novità?
«Sono migliori delle attese. Possiamo alzare gli obiettivi». (La dichiarazione è stata accolta positivamente da Piazza Affari dove il titolo è schizzato del 3,19% a 11,32 euro, con scambi per oltre 41 milioni di pezzi, corrispondenti al 3,76% del capitale).
L’outlook negativo delle società di rating sul Lingotto.
«Ho imparato che con le agenzie di rating è inutile spingere. Devono fare un certo percorso fino a quando non si rendono conto che la realtà è cambiata. Comunque, con tutto il dovuto rispetto per loro, la realtà è un’altra».
Resterete all’interno del sistema confindustriale?
«La possibilità di uscire c’è, ma è molto remota. Ho preso un impegno con Emma Marcegaglia e con Federmeccanica per continuare a lavorare nel sistema di Confindustria e cercare di trovare una soluzione in quei parametri.
La Fiom è un osso duro...
«Il nostro impegno è dare ai lavoratori un futuro sicuro. La gente che li rappresenta non si rende conto della nostra vera scommessa».
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