La Margherita si prepara a punire De Mita

Tesseramento e voti, oggi la decisione sulle irregolarità in Campania. Manzione risponde alle critiche del collega Merlo: «Sembra un asino»

Roberto Scafuri

da Roma

Una telefonata di accomodamento di Rutelli a De Mita, andata maluccio («Ci ho provato...», si giustificherà il leader). Riunioni preliminari a raffica, via vai tra la sede della Margherita, al Nazareno, Camera, Senato e Santi Apostoli, quartier generale prodiano. La rabbia repressa dei deputati dielle nei confronti dei «promessi sposi» diesse, accusati di riservare - sull’Unità - lo stesso rilievo del Giornale alle notizie sui «falsi tesserati» campani e lombardi. Articoli che compaiono nelle rassegne stampa della Camera, e in quella «riservata» al presidente del Senato, ma che stranamente «scompaiono» nell’edizione ufficiale di Palazzo Madama. E per finire, insulti che dalle segrete stanze finiscono persino sulle agenzie.
Ma che succede, nella Margherita? Il caso degli «iscritti fantasma» sollevato dagli ulivisti, capeggiati dal senatore salernitano Roberto Manzione, autore di un ricorso per «commissariare» nientepopodimeno che Ciriaco De Mita, crea una tensione difficilmente spiegabile, visto che lo stesso entourage parisiano prudentemente avverte che «qualcosa non va, ma la situazione è terribile dappertutto, non soltanto in Campania e Lombardia». Fatto sta che il Comitato di garanzia precongressuale è più volte sul punto di slittare, e poi si riunisce soltanto a tarda ora. I cinque componenti (Rino Piscitello, Natale D’Amico, Italo Tanoni, Nicodemo Oliverio e Antonello Giacomelli), uno per ognuna delle correnti dielle, più i due rappresentanti delle due mozioni congressuali, si danno battaglia a lungo. Si propende per una decisione che già suona come un clamoroso schiaffo all’ex Re di Nusco: l’annullamento della delibera campana che viola apertamente il regolamento nazionale, in quanto prevede il voto anche a persone non provviste di certificato elettorale. La «proposta» di De Mita (regolarmente approvata con la sola opposizione di Manzione) viene appunto declassata a semplice «proposta»: una scappatoia suggerita, pare, dallo stesso De Mita. Ma che non convince Manzione: «Sventare il colpo di mano non basta».
Così il Comitato di garanti pilatescamente si dichiara «incompetente» a giudicare sulla richiesta di commissariamento del coordinamento campano, e la rinvia all’ufficio di presidenza che si riunisce oggi alle 13. Ma intanto l’inopinata guerra di tutti contro tutti fa saltare i nervi al deputato rutelliano Giorgio Merlo, che cerca di fare terra bruciata attorno a Manzione: «Basta risse. È singolare la sua richiesta contro De Mita, perché avviene dopo pochi giorni dall’iscrizione di Manzione al gruppo Misto del Senato. Curioso anche questo attacco frontale a De Mita, malgrado la tenuta del partito in Campania alle recenti elezioni...». L’ansia di aiutare la baracca tradisce però Merlo, su cui s’abbatte la feroce ironia di Manzione: «Più che un merlo direi un asino... Se prima di parlare a vanvera, si fosse preoccupato di controllare, avrebbe evitato di dire, come al solito, sciocchezze».

Anche la prodiana Marina Magistrelli boccia l’arringa di Merlo: «Nella fretta di difendere l’indifendibile, ovverosia le violazioni ben documentate da parte del coordinamento campano, prende fischi per fiaschi - spiega la Magistrelli -. Manzione non ha mai lasciato il gruppo, che anzi più di altri ha contribuito a creare...».

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