La sede è a Pero, alle porte di Milano. Meglio, il quartiere generale è a Pero perché la Gmv ha ben sette stabilimenti di cui quattro all'estero: Svezia, Canada, Cina, Grecia. E produce componenti per ascensori idraulici. Componenti come pistoni e centraline che servono per fare funzionare gli ascensori idraulici, considerati dagli esperti più vantaggiosi, sia sotto il profilo tecnico sia sotto quello economico, fino a cinque fermate. Fino cioè al quinto piano di uno stabile. Oltre quella soglia, risulta vincente l'ascensore a fune. E si tratta di un bel business. Quello degli ascensori idraulici è stimato in mille milioni di euro a livello mondiale. Con la Cina balzata al primo posto come mercato più importante mentre l'Europa registra un calo del 30%. Ebbene, il 40% degli ascensori idraulici nel mondo e il 50% degli ascensori idraulici in Europa sono dotati di componenti con tecnologia Gmv. Ovvero dell'azienda di Pero che in questo settore è, sottolinea Marco Martini, «leader mondiale. E contiamo di rimanerci».
Il nonno e il padre. Classe 1966 e originario di Milano, liceo scientifico al Leone XIII e in azienda poco dopo i vent'anni al termine del servizio civile, Marco Martini è l'amministratore delegato della Gmv che vuol dire «Giovanni Martini Valter». Dove Giovanni è il nome del nonno, un montatore di ascensori con una piccola officina di un paio di stanze nei pressi di via Mac Mahon, e Valter, nome italianizzato essendo nato sotto il fascismo più di settant'anni fa, è quello del padre. Anzi, il padre, che è poi il fondatore dell'azienda nel 1958 e tuttora ne è presidente, si chiama in realtà Angelo Valter. Ed è un tipo piuttosto tosto: comincia a lavorare a 13 anni in officina frequentando poi le scuole serali al Feltrinelli, quindi va alla Fiam e alla Kone imparando tutto quello che c'è da imparare sugli ascensori che in quegli anni sono a fune, a trazione. E gli piace riparare ascensori guasti, ingegnandosi a trovare soluzioni nuove per rimetterli in funzione.
Il primo prototipo. Insomma, è un tizio sveglio. Così è il primo a introdurre sul mercato italiano l'ascensore idraulico installandolo proprio a Pero. L'ascensore idraulico non è una novità, esiste da più di un secolo. Ma è utilizzato esclusivamente per i montacarichi. L'idea di Valter è invece di usare gli ascensori a pistone non solo per le merci ma anche per le persone. Ci vuole del tempo per mettere in pratica questo progetto ma nel frattempo fonda la Gmv per realizzare inizialmente quadri di manovra per quel tipo di ascensori. Non è solo in questa avventura, con lui ci sono anche il fratello Pino e la sorella Gabriella la quale tiene la contabilità. La sede è sempre a Milano, in un paio di stanzoni nei pressi di corso Sempione. Ed è solo a metà degli anni Sessanta che viene messo a punto il primo prototipo di pistone ad azionamento diretto. La produzione parte così con cento impianti idraulici all'anno e nel 1971, quando le vendite crescono grazie anche alla nascita di una rete di distribuzione in Europa, la sede viene trasferita in uno stabilimento a Pero. In poco tempo la produzione passa da 600 a cinquemila impianti idraulici l'anno.
Marco Martini, il quale ha un fratello più giovane di due anni, Roberto, impegnato a seguire alcuni stabilimenti balneari a Cesenatico, entra in azienda a metà degli anni Ottanta proprio quando la Gmv, che ha già esteso in Italia la produzione a Torino, Trento e Novara, apre all'estero i primi impianti produttivi: inizialmente in Canada nei pressi di Toronto, e in Grecia, nel 1993 anche in Svezia dove viene concentrata la produzione di pistoni telescopici. È un tipo molto calmo, misurato, un tantino chiuso, ma ha una grande passione per l'elettronica per cui sin da ragazzo installa nella casa di Cornaredo un laboratorio. E lì s'inventa telecamere con varie funzioni che poi installa un po' dovunque ma nello stesso tempo studia, ad esempio, anche il punto di vaporazione degli oli usati per i pistoni. In azienda fa all'inizio il galoppino, quindi affianca il padre occupandosi della produzione e delle vendite, infine va all'estero per qualche anno. E ad un certo momento decide anche di iscriversi alluniversità, facoltà di fisica della Statale. Lavora molto e studia quando può, per cui riuscirà a laurearsi in fisica elettronica solo nel 2004. A metà degli anni Novanta apre uno stabilimento anche a Pechino; si sposa con una insegnante delle materne, Raffaella Contini; studia nuove iniziative costituendo un ufficio ricerche con una decina di persone tra ingegneri e periti.
Partnership importante. Nel 1999 avvia una partnership tecnologica con la General Electric sempre nei componenti per ascensori idraulici. Soprattutto porta la Gmv a diversificare anche nei componenti per ascensori elettrici. «Una gamma di produzione mai coperta», osserva.
La Gmv vende ai cosiddetti ascensoristi, cioè a coloro che comprano i vari componenti e poi installano gli ascensori. Vende 33mila pistoni all'anno e 30mila centraline. Materiali che in parte sono prodotti direttamente e in parte da società esterne controllate comunque da esponenti della famiglia Martini. Ma nel nuovo millennio la Gmv non solo crea prodotti innovativi come la valvola a comando elettronico che porta il comfort di marcia dell'ascensore idraulico a un livello comparabile a quello dei migliori sistemi elettrici a frequenza variabile, ma vara anche la linea «Green Lift».
Una nuova fase. Che cos'è la «Green Lift»? Una linea di componenti che, chiarisce Martini, «apre una nuova fase nel mondo degli ascensori: consente una drastica riduzione dei costi e degli ingombri necessari per dotare un edificio di un ascensore, senza rinunciare alla salvaguardia della massima sicurezza per chi li utilizza».
Diventa in sostanza possibile costruire vani ascensore senza muri portanti, soprattutto diventa possibile realizzare impianti privi di locali macchine. Quelli che i tecnici definiscono con una sigla inglese: Mrl, «machineroomless». E così nel 2003 la Gmv vara, con un investimento di tre milioni di euro in due anni, l'ascensore tecnologico ed ecologico che chiama «Green Lift Mrl». Un ascensore idraulico, regolato con una valvola elettronica, che sostituisce il tradizionale olio con un sistema di fluidi eco-compatibili e definito «fluitronic». La centralina e il quadro di manovra sono posti in un armadio di dimensioni estremamente ridotte che si trova a fianco dell'impianto. È una soluzione, spiega Martini, «che coniuga i traguardi voluti dagli architetti con la sicurezza consentendo una economia in termini di costi diretti e di gestione nel tempo».
Ricerca & innovazione. Fatturato di 85 milioni di euro di cui l'80% realizzato con l'export, Cina e Stati Uniti che rappresentano il 15% delle vendite, 400 dipendenti di cui 250 in Italia, margine operativo lordo di 7 milioni, spese di ricerca pari al 3% del fatturato, 21 tra filiali e distributori, la Gmv guarda con molto interesse al mercato cinese che nel complesso è di centomila impianti annui e quindi già paragonabile a quello europeo.
Dice Martini: «Il nostro è un prodotto glocal, ovvero global più local. Un prodotto pensato per il mercato globale e adattato localmente. Così noi spediamo solo la valvola elettronica, un prodotto veramente innovativo, mentre l'ascensore completo viene realizzato sul posto. In questo ultimo periodo la nostra produzione ha registrato in Cina una crescita del 10% ma vogliamo che sia solo uno step, un passo verso la conquista di almeno il 30% del business futuro dei componenti idraulici in Cina che si stima sarà pari a 200 milioni di euro all'anno».
Eccessivo ottimismo? Papà Martini, il quale si dedica ora a costruire modellini di aliscafi e a giocare a golf con handicap 13, ma è comunque quasi sempre in azienda, non si sbottona. Anzi, svicola. Martini junior affronta invece l'argomento a testa bassa.
Ora, dice Marco Martini, «in campo ci siamo anche noi». Per quanto, aggiunge, «il prodotto Gmv sia nel settore il più clonato al mondo».
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