Martirio, prove tecniche

Ora però non fare lo scemo, caro Santoro: non cedere al richiamo della foresta, non fare il martire professionale, non fare quello che ogni settimana alza il tiro e scatena un bordello inevitabile. Inevitabile, certo: se quattro ospiti su cinque sono di parte, se i servizi lo appaiono a loro volta, se la tua bionda e giovane precaria fa domande un po’ grezze, se il tuo sermonista senza contraddittorio si prende tempi e pause come neanche un vescovo, suvvia: non puoi pretendere che non accada nulla, anzi, probabilmente vuoi che accada tutto.

Eppure, da queste parti, c’è chi pensa che in passato hai fatto anche puntate eccellenti, meglio: c’è chi pensa che la miglior cosa, se il tuo programma non piacesse, sarebbe farne uno migliore, uno che lo affianchi, che aumenti l’offerta: non che lo sostituisca. Invita chi accidenti vuoi, il bilancino e la par condicio hanno rotto anche noi.Manon fare quello che deve farsi cacciare per forza, adesso, non fare quello che resiste stoicamente al ritorno del regime.

Non alzare ogni volta il carico, non forzare, non approfittarne dalla comoda posizione di chi è un eroe in servizio permanente: se resta e così pure se lo cacciano. Giovedì scorso, mentre Sgarbi stonava nel tuo canto gregoriano, hai detto: «Purtroppo siamo all’inizio di un nuovo governo». Scemenze, Santoro.E lo sai. Solo una persona può cacciarti: sei tu.

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