Le maschere e le mani di Jo Endoro

In omaggio alla identità nascosta dello scultore nascosta nel nome, esotico e lontano, non maschile e non femminile, questa ultima mostra della Milanesiana 2022 espone maschere e mani di Jo Endoro

Le maschere e le mani di Jo Endoro

In omaggio alla identità nascosta dello scultore nascosta nel nome, esotico e lontano, non maschile e non femminile, o meglio nome di uomo e nome di donna, questa ultima mostra della Milanesiana 2022 espone maschere e mani di Jo Endoro.

La Milanesiana 2022 è dedicata alle omissioni, e la prima cosa che questa mostra omette è l'identità del suo autore. La nasconde, svelando l'essenza della sua identità (nascosta): le maschere e le mani.

Le maschere nascono dalla terra (dalle noci di cocco) e da volti veri, per poi farsi simulacri, astrazione (appunto maschere), colate nel bronzo o dorate, per adattarsi a ogni volto. E dunque maschere che nel loro inventivo percorso di fabbricazione rimandano a forme ancestrali, alle maschere come origine della rappresentazione (artistica e religiosa) nella storia della civiltà umana. A quella esigenza che l'uomo ha sin dall'inizio della sua avventura terrestre di farsi altro da ciò che è, di nascondersi per riapparire, di morire a se stesso per rinascere (in altro).

E poi le mani, che sono ciò che caratterizza la non identità dell'autore/scultore Joe Endoro, che ci invita a non interessarci veramente a chi lui sia, ma a ciò che lui fa. Le mani e il loro produrre una forma compiuta qui nel marmo di Carrara sono le uniche vestigia della sua identità. Ciò che Endoro vuole lasciare di sé. E, nello stesso tempo, le mani esposte in questa mostra sono il frutto tangibile della sua arte, che ha maestri ed echi alti nella scultura antica e tra i grandi del Novecento, e che mio fratello Vittorio grande conoscitore della scultura saprà individuare.

Per parte mia, mi compiaccio che la Milanesiana si accinga a rivelare (e a tenere velato) questo scultore, non omettendo le sue omissioni, ma anzi dando loro spazio e voce.

Su le maschere, dunque.

P.S. Ma soprattutto un consiglio voglio dare a Jo Endoro, leggere un bellissimo racconto di Max Beerbohm che si intitola L'ipocrita felice. Alla fine capirà perché.

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