Il maschio linguaggio

Tutti in sella e sciabola sguainata. Il Partito democratico, sebbene concepito in un ambiente politico che dice di apprezzare la pace, ha scelto per la sua propaganda d’attacco la chiave epica. Muove i primi passi, ma strepita come se caricasse e si dice pronto a lanciare il cuore oltre l’ostacolo.
Il mite Rutelli usa un linguaggio da moschettiere e continua a chiamare alle bandiere i «coraggiosi». Che tempra! Coi coraggiosi il vicepresidente del Consiglio conta di sgominare la sinistra radicale e intanto la minaccia, con supremo sprezzo del pericolo e del ridicolo.
Non meno guerreschi sono i toni e i propositi di Pierluigi Bersani. Il Pd – spiega – deve essere un «partito da combattimento», fedele alle alleanze ma pronto «ad attraversare il deserto» per mantenere fede ai propri principi.
Siamo sinceramente impressionati, fors’anche spaventati, e di fronte a questa maschia rappresentazione della politica italiana tutta impeto e assalti, siamo folgorati da visioni d’altri tempi e d’altre collocazioni. Il deserto, che tempra gli uomini e i cuori. Rutelli e Bersani – quali miraggi può creare la titillazione epica – che avanzano fra le dune, col fucile imbracciato e i coprinuca bianchi che svolazzano, come ai tempi del legionario Beau Geste. Sulla sinistra – la manovra è a tenaglia – avanza Fassino, il cui fisico asciutto ne fa un temibile combattente sul teatro sahariano. Per carità, che non si fermino, avanti, avanti anche se sono rimasti senza cammelli, per investire i fortini della conservazione, del corporativismo, dell’antiriformismo.
Non è la prima volta che la sinistra sedicente dinamica e moderna si serve dell’epica per scaldare i cuori. Anche Achille Occhetto, nel ’94, parlò del centrosinistra come di una «gioiosa macchina da guerra», ma forse non è bene evocare quell’immagine, posto che lo schieramento non fu illuminato dal sole di Austerlitz. Pure Massimo D’Alema evocò «capitani coraggiosi», ma quella citazione va parimenti lasciata cadere, perché si riferiva a una scalata (per Telecom) e non è fine, di questi tempi, accennare alle scalate.
È innegabile, tuttavia, che il centrosinistra abbia un certo uzzolo per l’epica, per la retorica tonitruante, anche se questa non sempre gli ha portato fortuna.
Questa volta, ad ogni modo, fanno sul serio? Davvero sono pronti a combattere? Finora, a voler essere pignoli, l’unico atto di similcoraggio che hanno compiuto è stato quello di dire a Marco Pannella: «No, tu no». Ma è stata vera gloria? Pannella è ingombrante e imprevedibile, viaggia sprovvisto delle istruzioni per l’uso, ma non è un potente, attaccare lui non richiede nemmeno una modica quantità di coraggio.
La sinistra radicale e l’ala dura del sindacato sono un’altra cosa. Rutelli, Bersani e Fassino, come tutti i condottieri d’insuccesso, dicono che sgomineranno gli avversari che hanno in casa, che li incalzeranno senza tregua, ma hanno alle spalle una serie di sconfitte e di ritirate poco strategiche. Da quando l’Unione è al potere hanno dovuto ingoiare immangiabili lucertole del deserto, hanno subito affronti che nessun coraggioso avrebbe tollerato. Ma anche loro tengono famiglia.

Fino a quando il pupo, il Pd, non sarà svezzato dovranno restare a Palazzo, per aver modo di fargli la dote. Hanno un bel dire gli animosi, ma il potere è meglio del coraggio. L’eroismo può attendere, oggi basta la propaganda.

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