E alla maturità gli studenti si scoprono tradizionalisti. Quando devono decidere come cavarsela all’esame, cioè come copiare, non si fidano della tecnologia e preferiscono l’amico. Il compagno più studioso, più secchione, più preparato, e soprattutto disponibile a «passare»: la data o il nome per il tema, la frase di latino da tradurre, il passaggio del compito di matematica, la risposta del quiz.
Si può chiamare, in un certo senso, il supporto umano. Molto più affidabile, pare, dei cellulari per chiedere l’aiuto da casa alla sorella che dovrebbe controllare e rispondere in tempo quasi reale (o alla mamma? Ci sarà qualche mamma che aiuta i figli a scopiazzare? E, nel caso, viene sanzionata pure lei?), o dell’iPhone o smartphone che con la sua «app», la «applicazione», promette di risolvere qualunque intrigo matematico, linguistico, storico, scientifico, letterario. Sembra fantamaturità? In effetti lo sembra anche a tanti ragazzi, che saranno anche cresciuti a telefonini e computer, ma proprio per questo sanno bene che in certi casi sono un po’ traditori, o magari non del tutto efficienti. Perciò, dice un sondaggio di Swg e Studenti.it, da domani, quando comincia l’esame degli esami, con la prova di italiano, il trenta per cento conterà sull’aiuto dei compagni. I vicini di banco, che non saranno mai così lontani da non poter suggerire, a parole sussurrate piano, lanciando una pallina di carta o una gomma, o facendo arrivare a destinazione un foglietto piccolo e salvifico. Ecco, questo è il piano di un terzo scarso degli studenti. Un altro terzo scarso (ventinove per cento) si attrezzerà con bigliettini nascosti (nelle tasche, nel sacchetto di caramelle, nella penna, nel berretto, nelle noccioline, nelle scarpe etc.) o scritte su parti non troppo visibili del corpo, per ricordare quella poesia o quella formula che sfugge sempre sul più bello. Il Codacons chiede di schermare le aule, in modo da rendere inutili i telefonini, ma forse è troppo sospettoso, o troppo futurista. È vero che molti consegnano un cellulare alla commissione e poi se ne portano un altro in tasca, e che già gli anni scorsi il traffico sui telefonini è stato particolarmente intenso nelle ore degli esami, ma secondo il sondaggio gli studenti preferiscono addirittura affidarsi al buon cuore dei professori (diciannove per cento) piuttosto che alla tecnologia (tredici per cento dei voti).
C’è però una parte di insegnanti e presidi, il Gruppo di Firenze, che in questi giorni raccoglie adesioni a un «manifesto anti connivenza» e chiede a tutti i commissari di garantire esami «seri e giusti»: in questo caso, meglio scartare l’opzione «prof». Sembra pure, da un altro sondaggio, che il ventitré per cento ripassi soltanto un’ora al giorno, insomma non è che gli studenti siano poi così preoccupati.
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