La medicina di genere si diffonde in tutta Italia

La grande maggioranza degli operatori sanitari conosce la medicina di genere, nonostante solo da pochi anni sia diventata d’attualità in Italia. Ora ci si aspetta che nella pratica clinica vengano concretamente riconosciute le differenze specifiche tra uomini e donne, con interventi soprattutto a livello di formazione, favorendo l’inserimento della medicina di genere nei percorsi universitari di medici, infermieri, farmacisti, ma anche per modificare le linee guida esistenti o produrne di nuove. I dati emergono dalla prima ricerca (Conoscenze, rilevanza e prospettive della medicina di genere in Italia) condotta su decisori, amministratori, medici e farmacisti per verificare la conoscenza della medicina di genere e capire quale siano i margini per introdurla nei percorsi clinici e assistenziali. L’indagine è stata presentata a Roma, nel corso di un simposio organizzato dal Gruppo Italiano per la salute di genere (GISeG), insieme a Novartis. «Attuare la medicina di genere significa assicurare migliore salute a tutti, uomini e donne, adulti e bambini, significa raggiungere l’appropriatezza preventiva e terapeutica declinata nel genere. Naturalmente dobbiamo chiedere ai decisori di rivedere le politiche sociali per la donna», afferma Flavia Franconi, presidente del Gruppo Italiano Salute e genere (GISeG). «Questa indagine incoraggia la svolta di genere nella sanità italiana. Il sistema sanitario si mostra consapevole e pronto ad adottarne i principi». Una delle aree di ricerca della medicina di genere riguarda la diversa efficacia delle terapie, come il loro impatto in termini di effetti collaterali, rispetto agli uomini, le donne ne sono colpite con maggiore frequenza (da 1,5 a 1,7 volte) e in maniera più pesante. Proprio in questa chiave è in corso Gender Attention, il primo studio osservazionale di medicina di genere (52 centri universitari e ospedalieri di dermatologia italiani coinvolti, 800 donne e 400 uomini reclutati) promosso da Novartis. In sole 7 settimane ha fatto registrare il 100 per cento delle adesioni. I risultati sono previsti nel 2013.

«La prospettiva di genere rappresenta per l’industria una opportunità per sostenere la ricerca clinica», dichiara Philippe Barrois, amministratore delegato e country president di Novartis Italia. «Ci auguriamo che il sistema sanitario supporti questi sviluppi, favorendo l’accesso alle terapie innovative».

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