Il mercato dell'auto d'epoca o d'«interesse storico» sta attraversando sia in Italia sia in Europa un momento di riflessione, più che di transizione. E' chiaro: come capita sempre nei periodi di crisi, peggio se prolungati e generalizzati, i «beni» considerati superflui sono tradizionalmente i primi a lasciarci lo zampino e a pagare le conseguenze della recessione. Ma non è detto che sia o debba essere sempre così. Basta dare un occhiata alle quotazioni, quelle diciamo «ufficiali», per vedere che la situazione è più o meno come quella dello stesso periodo dello scorso anno.
Riflessione, dicevamo. O, più appropriatamente, attesa. Venditori e compratori stanno a vedere cosa succede, per capire se è arrivato il momento di fare buoni affari oppure se c'è ancora da aspettare.
In congiunture come questa, al di là delle proporzioni della «crisi», succede un po' sempre la stessa cosa: tengono i «pezzi» di sicuro «brand» e si scarica la «fuffa». Vale a dire i modelli di scarso «appeal», che sull'onda dell'entusiasmo e del denaro più facile un compratore lo trovano sempre. Ma che in fasi come l'attuale perdono naturalmente e drasticamente d'interesse e di valore.
Come sempre, anche nel mercato dei veicoli storici prevale e si afferma il vecchio adagio che chi compra bene, vende anche bene. Insomma, inutile farsi ingolosire da «cose strane», «manie» e «interessi» peculiari e personali a parte. Diciamo che avere in casa o, meglio, nel box, un modello non necessariamente raro ma di sicuro interesse, alla fine paga sempre. In questo campo, infatti, la «rarità» non sempre offre garanzie certe. Facciamo qualche esempio concreto: modelli che manterranno il valore acquisito fin qui, con la effettiva capacità di incrementarlo, sono ad esempio le serie Giulietta e Giulia di Alfa Romeo, in particolare le versioni sportive, non necessariamente speciali. Modelli che non comportano una spesa folle all'acquisto, ma che assicurano la soddisfazione attesa in termini di utilizzo e che diventano, in caso di vendita, «merce di scambio» sicura, al riparo da sorprese, nonostante la cospicua diffusione dei veicoli. Almeno sulla carta. Perchè anche qui ci sarebbe da discutere. I modelli «giusti», nel caso, ad esempio, delle Giulia Gt, sono infatti già stati per lo più piazzati. Sono ormai lontani i tempi in cui calavano dal Nord (Germania e Olanda in particolare) decine di «bisarche» che raccattavano tutto quel che trovavano. Portate oltreconfine le vetture, venivano restaurate per poi essere rivendute a caro prezzo spesso di nuovo in Italia.
Quindi, se si vuole comprare, occhio alle condizioni specifiche del modello e, soprattutto, occhio alle apparenze che, si sa, ingannano sempre.
Farsi dunque sempre consigliare da un esperto, meglio se amico, prima di aprire il portafogli.
A nostro giudizio, i mesi migliori del 2009 per gli acquisti giusti devono ancora venire. Aspettiamo l'autunno, con fiducia.
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