Non bastava il ruolo di salvatore della Patria: adesso Mario Monti si ritrova a vestire anche i panni di arbitro nella delicatissima partita di Eurolandia. Sentite Angela Merkel, che con lapprossimarsi del cruciale vertice dell8-9 dicembre sta dispensando diktat e desiderata in egual misura: «La sfida che attende lItalia è enorme, poichè è responsabile del suo futuro e di quello dellEuropa». Insomma, visto e considerato che «siamo seduti sopra una polveriera» (parole sempre della Cancelliera), se il Professore non si comporta da provetto artificiere saltiamo tutti in aria. Ciò significa, per noi, far bene - e tutti - i compiti a casa che ci sono stati assegnati. Misure correttive. Lacrime. E sangue. Anche a costo di scivolare in recessione, e di restarci per almeno un paio danni. Con il rischio di dover varare ulteriori manovre, rese necessarie dai buchi di gettito che verranno a crearsi.
Lo spostamento dellasse delle responsabilità, caricando sulle vittime di turno tutto il peso della crisi, non è nuovo in casa Merkel. Quella di piegare i governi dei Paesi più indisciplinati sotto il profilo fiscale a metter ordine nei conti, tenendoli sotto lo schiaffo dei mercati, sembra una precisa strategia dei tedeschi. Buona anche a fini elettorali. Se nel 2013 leurozona sarà sopravvissuta al cataclisma finanziario, la Merkel potrà dire agli elettori di aver vinto la battaglia del rigore, imponendo a tutta lEuropa un teutonico controllo fiscale. In caso contrario, la Merkel farà leva sulla cura prestata a non mettere le mani nelle tasche dei tedeschi per salvare chi non se lera meritato. Gli ultimi mesi di crisi hanno del resto ampiamente dimostrato che la Germania fa il proprio gioco, non necessariamente quello delleurozona.
Lobiettivo del summit della prossima settimana è infatti chiaro: «Andiamo a Bruxelles con lobiettivo di modificare i Trattati» e fare «ununione fiscale con regole rigide», ha spiegato la Merkel. Ciò si tradurrà in unulteriore perdita di sovranità nazionale («Va trasferita a livello europeo», dice la Cancelliera) sotto forma di controlli più stringenti sui bilanci e attraverso lapplicazione di sanzioni automatiche nei confronti di chi sgarra.
I mercati hanno finora dimostrato di apprezzare lidea di un governo unico delleconomia, ma il rischio è che lintesa si riveli monca nella parte - fondamentale per gli investitori - che riguarda la trasformazione della Bce in prestatore di ultima istanza. Un punto su cui la Merkel, spalleggiata dal presidente dellEurotower, Mario Draghi, continua a non sentirci: «Il compito della Bce è diverso da quello della Fed o della Banca dInghilterra». Identico il nein che continua a risuonare sugli Eurobond: si tratta di una discussione «inutile», ha ribadito ancora ieri. E così, dallex cancelliere socialdemocratico, Helmut Schmidt, scatta il jaccuse: «La Merkel con la sua politica ha isolato la Germania in Europa».
Limpressione è che limpalcatura tedesca abbia un vizio strutturale. La Merkel ha parlato di «maratona contro una crisi che non può essere risolta di colpo. Potrebbero volerci anni».
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