Stoccarda – Angela Merkel correrà per il quarto mandato consecutivo da cancelliera nelle elezioni dell’anno prossimo. A dirlo è il vice presidente federale del suo partito, Norbert Röttgen, in un’intervista alla CNN. «La Merkel è assolutamente determinata e pronta a contribuire al rafforzamento dell’ordine liberale internazionale», ha aggiunto, «ma per farlo ha bisogno del contributo indispensabile dell’America». Al potere dal lontano dal 2005, la cancelliera si trova però a fronteggiare nuove sfide. Sopravvissuta alla crisi dei rifugiati dello scorso anno e alla fronda interna al suo stesso partito, la Merkel pare essere riuscita, non senza difficoltà, a mantenere un equilibrio. Ciò le ha finora permesso di ricomporre i dissidi e contenere la frustrazione crescente della popolazione e di una parte del suo stesso elettorato.
Nel frattempo, la stampa tedesca parla con insistenza di Martin Schulz come del prossimo ministro degli esteri al posto di Steinmeier. Quest’ultimo, dopo un dibattito di fuoco, è stato scelto dalla grande coalizione come candidato alla presidenza della repubblica. Niente volti nuovi, dunque: Berlino punta sulla continuità, nonostante i problemi interni e un’immagine internazionale uscita fortemente danneggiata dalla crisi greca. Ma, per quanto sia stata dura e intransigente la posizione del governo tedesco contro Tsipras, ben diversa è l’immagine del governo Merkel per molte persone qui in Germania. La cancelliera, odiato simbolo dell’austerità in Europa, è assai più disposta a cercare il compromesso all’interno del suo Paese. Questa sua caratteristica, assai più di una visione politica di cui per molti aspetti è priva, le ha permesso di sopravvivere fino ad oggi e di provare ancora una volta a candidarsi alla guida della Germania.
Certo, presto per dire se ce la farà. L’ufficialità della sua candidatura arriverà solo il mese prossimo, durante il congresso della Cdu ad Essen. Quel che è sicuro è che la Germania di oggi non è più quella che l’ha eletta per ben tre volte, permettendole di rimanere al potere per oltre un decennio. Per capirlo, basta chiudere la TV e i giornali e vedere come i tedeschi usano la rete. Il partito anti-immigrazione dell’Afd, nato nel 2013, ha ottime possibilità di vincere le prossime elezioni in Germania, nonostante abbia contro tutti i media e gli altri partiti siano unanimi nel condannarlo.
Sono tanti i segni che annunciano quella che, fra meno di un anno, potrebbe essere la prossima sorpresa, non meno clamorosa dell’elezione di Trump. Uno fra tanti, pescati da internet: la pagina dell’Afd ha più del doppio dei seguaci su Facebook rispetto a qualsiasi altro partito in Germania, e percentuali di interazione che sono decine di volte più alte rispetto alle altre forze. Ma non è solo la quantità a colpire. Mentre la Cdu della Merkel posta poesie su San Martino e sbaglia clamorosamente persino il link del proprio partito, l’Afd spazia su vari temi con una maestria nell’uso dei mezzi infinitamente superiore. Altri esempi rivelatori, sempre al di fuori dei canali dei grandi media, si trovano su Twitter, dove il risentimento nei confronti della Merkel da parte dei tedeschi ha libero sfogo. L’hashtag #MerkelSommer, ‘l’estate della Merkel’, ha accompagnato gli attentati di quest’estate rivendicati dall’Isis, con accuse molto pesanti rivolte alla cancelliera e alla sua politica delle porte aperte. Un ultimo esempio: Danke Trump, a sorpresa – ma non troppo – è stata la formula scelta da migliaia di tedeschi per commentare l’elezione del neo-presidente americano, in barba alla cancelliera.
Ma non è solo la rete ad essere in fermento. Il risentimento cresce a vista d’occhio anche nelle città e fra la gente, ed è palpabile. Per capirlo, guardiamo a un simbolo dell’industria tedesca, la Mercedes, che ha sede qui a Stoccarda. «Rispetto! Qui non c’è posto per il razzismo», si legge al cancello d’entrata dell’azienda. In molti uffici si parla inglese, data la presenza a tutti i livelli di impiegati internazionali. Eppure, anche in questo simbolo di prosperità e progresso made in Germany, qualcosa si sta incrinando. Me lo racconta un impiegato della nota casa automobilistica, che chiede di restare anonimo.
«Nel mio ufficio», spiega, «sono in tanti ad essere stanchi degli immigrati e a votare il partito anti-islamico dell’Afd. Ma non hanno il coraggio di ammetterlo con gli altri colleghi, e dicono di votare per i verdi». Presto per dirlo, forse, ma l’egemonia della Merkel in Germania rischia di avere le ore contate.
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