Berlino - Dopo undici anni la Germania volta pagina. Infligge ai socialdemocratici, il maggiore partito di sinistra, la sconfitta più disastrosa della loro storia e dà ad Angela Merkel, leader della Cdu, il mandato di formare insieme ai liberali una coalizione di centrodestra. In una fase in cui il Paese è impegnato a combattere una crisi economica che per i tedeschi ha avuto conseguenze più pesanti che altrove, gli elettori hanno scelto di tornare alla stessa formula di governo che permise ad Adenauer e Erhard di guidare la Germania verso il miracolo economico degli anni Sessanta e a Kohl di realizzare la riunificazione nazionale dopo il crollo del muro di Berlino.
Era raggiante Frau Merkel quando ieri sera è scesa nella sala stampa del suo partito per ringraziare gli elettori. La Cdu (Unione cristianodemocratica) per la verità non è andata troppo bene: rimane il partito di maggioranza relativa, ma attestandosi tra il 33 e il 34% ha subito una flessione rispetto al risultato già deludente delle politiche del 2005. Tuttavia ciò che contava nel voto di ieri era soprattutto l'indicazione degli elettori sul tipo di coalizione che dovrà governare la Germania nei prossimi quattro anni. E il responso delle urne è stato chiaro grazie prevalentemente ai progressi dei liberali, passati dal 9,8% a più del 14% secondo alcune proiezioni e al 15% secondo altre. Insieme i due partiti avranno nel nuovo Bundestag, la Camera dei deputati, circa 320 seggi su 617, quindi una maggioranza sufficiente per governare.
Quando si è presentata alle telecamere per i primi commenti Angela Merkel indossava una giacca rossa su pantaloni neri e un giornalista le ha fatto notare che non era una combinazione del tutto adatta alla circostanza dal momento che il nero è, sì, il colore della Cdu ma il rosso è il colore dei socialdemocratici e insieme sono i colori della Grosse Koalition uscita sconfitta dal voto. Un attimo di smarrimento poi la Cancelliera si è ripresa: «È del tutto casuale, non ci avevo pensato. In futuro indosserò senz'altro qualcosa di giallo».
Giallo è il colore della Fdp, il partito liberale il cui leader, Guido Westerwelle, è il vero trionfatore della giornata elettorale. In pochi anni Westerwelle è riuscito a trasformare l'Fdp da partito rigorosamente conservatore, quasi un club di agiati e austeri borghesi, in un partito sensibile ai mutamenti della società, impegnato nelle battaglie ecologiche e per la difesa dei diritti civili, sostenitore dell'economia di mercato come motore per il buon funzionamento dello Stato sociale. Il risultato dei cambiamenti voluti da Westerwelle è un elettorato liberale eterogeneo: non più solo borghesi benestanti ma anche ecologisti irritati per l'eccessivo ideologismo dei Verdi e persino disoccupati e metalmeccanici come ha rivelato lo stesso presidente dell'Ig Metall Berthold Huber.
Quindi un mutamento profondo nell'elettorato tedesco che ha punito prevalentemente i socialdemocratici. Rispetto al risultato già negativo del 2005 hanno perso tra gli 11 e i 12 punti crollando a circa il 22%. Mai la gloriosa socialdemocrazia tedesca era scesa così in basso. Più che una sconfitta un disastro, reso ancora più pesante dalla buona tenuta dei Verdi, altro partito di sinistra, passati dal 9 al 10 e dal successo di Die Linke, la sinistra estremista e massimalista di Oskar Lafontaine e Gregor Gysi che nei länder orientali della ex-Ddr raccoglie i voti di protesta di chi rimpiange lo Stato assistenziale e nei Länder occidentali i voti dei socialdemocratici delusi dalla linea centrista della Spd.
Da poco più dell'8% Die Linke è ora tra il 12 e il 13%. Un'avanzata destinata a riaprire all'interno della sinistra tedesca, e forse non solo tedesca, il dibattito sulla scelta tra riformismo e massimalismo. Una scelta che sembrava ormai superata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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