A Messina effetto Mariastella «Online le parentele dei prof»

Preso atto che i tagli ai fondi universitari quelli sono e quelli resteranno - e che né scioperi o cortei di sorta cambieranno la situazione - molti rettori hanno invocato un confronto col governo per discutere su come e dove tagliare; dopo le proteste, le proposte. Ma se i poli virtuosi - come Milano (Politecnico) o Bologna - possono contare su bilanci in regola e produzione accademica di livello per perorare la loro causa, diversi altri atenei non hanno potuto fare altro che promettere un futuro di rettitudine, visto che passato e presente sono quello che sono. E nella corsa a mostrarsi disponibili a un radicale rinnovamento, l’università di Messina tenta la fuga. Invece di aspettare nervosamente la riforma, i vertici dell’ateneo peloritano hanno giocato d’anticipo, partorendo un’autoriforma. «È la prima volta - fa sapere il consiglio di amministrazione dell’ateneo - che in Italia vengono adottate linee guida così vincolanti».
La prima delle quattro linee guida del «Manifesto dell’ateneo di Messina» recita: «Affermare la democrazia del merito». Il primo passo in questa direzione sarà l’«elenco, sul sito delle facoltà, dei curricula di tutti i docenti con identificazione separata di docenti tra loro parenti», nonché un «sistema rigoroso di valutazione» per l’assunzione di ricercatori e dottorandi. Questa misura di trasparenza, se adottata, probabilmente eviterà il riproporsi di situazioni come quella di oggi, dove il rettore viene indagato con altri 28 tra professori e amministrativi dell’ateneo, accusati a vario titolo di tentata concussione, abuso d’ufficio in concorso, falso commesso da pubblico ufficiale, tentata truffa, maltrattamenti e peculato per la gestione dei concorsi a cattedra. Allo stesso modo farà in modo che giovani ricercatori meritevoli non si trovino più le porte delle università sbarrate, come è accaduto nel marzo scorso a Federica Migliardo, 33enne vincitrice della borsa internazionale l’Oreal-Unesco del programma «Donne e Scienza» ma non degna dell’assunzione alla facoltà di Fisica dell’ateneo.
La seconda linea guida riguarda l’offerta formativa, per la quale è prevista la «rimodulazione ed integrazione dei corsi di laurea con pochi studenti con altri affini». Stop quindi ai corsi con pochi studenti o dagli sbocchi lavorativi improbabili, uno degli sprechi che ha maggiormente infuocato gli attacchi alle falle del mondo accademico italiano; un sistema che placidamente osservava la proliferazione di insegnamenti e corsi di laurea scavare voragini enormi nei bilanci delle università. Proprio agli aspetti contabili è dedicato il terzo «comandamento», dal titolo «Principio di responsabilità nella gestione delle risorse finanziarie», anche queste correlate d’ora in poi a criteri di trasparenza e meritocrazia: «Pubblicazione sul sito - si legge - del bilancio e delle singole delibere di spesa adottate dal consiglio di amministrazione. Le facoltà - recita un altro punto del manifesto - sono destinatarie di risorse finanziarie in rapporto a obiettivi programmati e rispondono dei risultati conseguiti al senato accademico». Ma, nonostante il bilancio di ateneo sia stato chiuso in pareggio - «e senza artifizi contabili» come scritto nel documento - suscita perplessità il bando da 80mila euro per un quadro che orni l’Aula Magna della facoltà di Ingegneria.

Cosa direbbe la Gelmini?
Infine gli studenti: incentrata su di loro la quarta e ultima linea guida, che prevede «misure capaci di accrescere il tasso di studenti e laureati in corso con verifiche periodiche dei risultati ottenuti». E, per sottolineare che gli studenti scelgono un’università in base all’offerta didattica e di servizi, prevista «l’analisi della soddisfazione degli studenti con riferimento ai singoli servizi, uffici e insegnamenti».

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