Stefano Vladovich
Dalle spiagge di mezzItalia ai campi arati attorno le antiche necropoli. I tombaroli del terzo millennio non si fermano davanti a nulla. Metal detector in mano e cuffie in testa, i goldbuster sono alla continua ricerca di tesori perduti. O nascosti, come può capitare quando ci si imbatte in un «giacimento», ovvero in un gruzzolo raccolto e sepolto da antichi viandanti o ricchi signori in fuga o in partenza per una guerra. Per storici e numismatici sono casi rarissimi e particolarmente importanti perché gli oggetti contenuti «congelano» un periodo storico determinato restituendo unistantanea della vita di quel momento. A datare loccultamento loggetto (in genere una moneta) più recente fra gli altri. Grazie al contenitore materiale dalleccezionale stato di conservazione. Per i tombaroli un colpo di fortuna che vale gli sforzi di una vita. «Se, scavando, troviamo una cassetta, un vecchio forziere mezzo fradicio - raccontano a Ostia Antica - è come vincere al Superenalotto. Mentre liberiamo dalla terra quel piccolo tesoro pensiamo a ciò che può contenere. Spesso si tratta solo di cianfrusaglie sotterrate da qualche contadino per paura dei ladri. Altre volte sono veri e propri depositi di monete e gioielli, magari lasciati al sicuro da un soldato di passaggio. E ci si può trovare davvero di tutto: dai sesterzi di bronzo ai denari dargento, dalle dramme campane ai famosi bigati battuti in Campania più di duemila anni fa con largento delle miniere greche. Per non parlare poi di spilloni, fibule doro massiccio, sigilli, anelli, orecchini tempestati di pietre preziose. Roba che nel mercato antiquario è ricercatissima e pagata fior di quattrini». Il periodo migliore per andare a caccia di reperti, assicurano gli «esperti», è lautunno. Ma anche in inverno quando, dopo un forte acquazzone la terra lavorata dallaratro, compatta e pesante, sprofonda di qualche centimetro portando in superficie i reperti archeologici più leggeri. Ma anche quando il vento è forte e scopre strati di materiale mai venuti alla luce. «Quella, però, è roba per dilettanti - insistono i tombaroli del mare -, sono pezzi di coccio oramai senza valore perché distrutti dalle continue arature. Con gli strumenti giusti noi andiamo in profondità, dove finisce lhumus, lo strato coltivabile, e si trovano le cose migliori». Altra zona, altre tecniche. Verso Cerveteri, ovvero nel territorio dellantica Caere, i tombaroli si armano di spillone e badile, oltre allinseparabile metal detector. Lo spillone, una lunga asta metallica flessibile, serve a sondare il terreno. Quando urta uno strato impenetrabile la ricerca è a buon punto. I predatori di tesori etruschi si concentrano su quella che potrebbe essere una sepoltura a camera, una tomba in muratura con le spoglie degli antichi proprietari, quasi sempre famiglie ricche. «Un lavoro molto pericoloso - racconta Ercole, 57 anni di Tarquinia, fabbro di mestiere, tombarolo per passione -, da fare in piena notte, al buio completo sennò son guai. Si infila lo spillo a terra e si spinge in profondità. Quando lasta incontra una bolla daria quello è il segnale che sotto, oltre allo strato di muratura, c'è un ambiente creato dalluomo. E quasi sicuramente è linterno di una tomba. A quel punto ci si riunisce in un gruppo di almeno tre persone e si comincia a scavare. Unemozione fortissima quando sfondiamo anche lultima parete che ci separa dalla sepoltura. Attorno i sarcofaghi vasi dogni genere e praticamente intatti. Sul corpo dei defunti gioielli, monete, persino resti di cibo e vino». Una lotta spesso impari fra i tombaroli e le forze dellordine ma che, in alcuni casi, evita la fuga allestero di beni inestimabili.
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