"Burrasca di fine estate si è amplificata": com’è cambiato il meteo

I fenomeni che sanciscono la fine dell'estate sono diventati più intensi ed estremi nell'ultimo trentennio: ecco la spiegazione dell'esperto e la tendenza meteo per il mese di settembre

"Burrasca di fine estate si è amplificata": com’è cambiato il meteo
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Se è vero che praticamente ogni anno l'Italia sperimenta quella che viene chiamata "burrasca di fine estate" oppure "tempesta equinoziale", quando cioé l'aria fredda dal Nord Europa fa il suo ingresso sul Mediterraneo, è sicuramente cambiata la modalità con cui avviene il passaggio di consegne tra l'estate e la sua fine e tra l'estate e autunno.

La nuova modalità

In che senso? Come abbiamo visto sul Giornale.it, il ciclone Poppea da ormai 48 ore ha messo in scacco l'Italia con nubifragi, grandinate e temporali molto forti oltre a un calo termico così veloce da portare lo zero termico da oltre cinquemila metri a quote bassissime e nevicate al di sotto dei duemila. Alcuni anni fa si sarebbe trattato di maltempo record, oggi è invece diventato "normale" avere fenomeni così intensi. "La classica burrasca di fine estate, un fenomeno normale che segna la fine del caldo estivo, si è amplificata. Quella che chiamiamo la normalità, cioè i valori medi, è cambiata negli ultimi anni: le medie del trentennio 1991-2020 non sono più quelle del trentennio 1971-2000", ha spiegato al Corriere il prof. Dino Zardi, docente Fisica dell’Atmosfera all’Università di Trento, presidente dell’Associazione italiana di scienze dell’atmosfera e meteorologia (Aisam) e coordinatore scientifico del Festival della meteorologia di Rovereto.

Cosa è cambiato

Il minimo comune denominatore sono i cambiamenti climatici. "Con l’aumento delle temperature, tutti i fenomeni associati risultano amplificati: maggiore temperatura significa maggiore energia in gioco", sottolinea l'esperto, spiegando che quando c'è più vapore acqueo contenuto nell'aria calda i contrasti sono maggiori anche soltanto per un semplice sbuffo di aria fredda. Zardi sottolinea anche che forti precipitazioni e siccità "sono due facce della stessa medaglia" e il caso di Milano è eclatante: il capoluogo lombardo ha sperimentato la media giornaliera più elevata degli ultimi 260 anni ma poi un crollo termico verticale con la neve sulle Alpi anche a bassa quota per il periodo.

Il nostro Paese è circondato dal mare: anche quest'ultimo, dati alla mano, si è riscaldato sempre di più nel periodo estivo ed è il motivo per cui una perturbazione in ingresso sul nostro Paese acquisisce ulteriore energia, c'è una maggiore evaporazione. "Quando avviene l’irruzione di masse d’aria più fredde i contrasti sono dirompenti. Si è visto per esempio con la grandine record di fine luglio", ha spiegato Zardi. Rispetto al mese scorso, però, la perturbazione più ampia ma soprattutto i forti venti "hanno impedito l’insistenza delle nubi temporalesche su aree limitate".

Cosa può accadere a settembre

Se è vero che i 40°C, nel 2023, non dovrebbero più tornare, è anche vero che settembre e ottobre sono ormai diventati due mesi più estivi che autunnali sotto il profilo termico. Le previsioni entro i tre giorni sono molto affidabili ma, poi, le certezze diminuiscono ed è così che non si può andare oltre a una stima e una tendenza che viene tracciata dai modelli matematici. In base alla statistica, "negli ultimi anni le temperature di settembre sono prevalentemente state sopra le medie del periodo. È probabile quindi che anche quest’anno settembre andrà verso questa direzione", sottolinea l'esperto.

Durante la stagione invernale, invece, si teme per la mancanza di neve sulle Alpi: uno studio ha messo in luce nevicate inferiori al di sotto dei 1.

500 metri mentre sono maggiori al di sopra di quella soglia. "Il vero problema non è solo quanto nevica, ma per quanto tempo la neve rimane a terra. Le nevi cadute in questi giorni probabilmente spariranno in breve tempo".

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