Perugia - Niente domiciliari per gli imputati del delitto di Perugia: Amanda Knox e Raffaele Sollecito resteranno in carcere, aspetteranno nelle loro rispettive celle la prima udienza del processo che li vedrà imputati della violenza sessuale e dell’omicidio volontario della studentessa inglese Meredith Kercher.
L’istanza di concessione degli arresti domiciliari per i due giovani rinviati a giudizio per il delitto che un anno fa sconvolse il capoluogo umbro è stata respinta nella serata di ieri dal gup Paolo Micheli. Nelle 17 pagine di ordinanza il giudice ha motivato la sua decisione parlando di pericolo di fuga e di reiterazione del reato. Per il giudice sarebbero infatti estremamente forti i rischi di fuga all’estero per la ragazza statunitense, e ci sarebbe anche un pericolo di inquinamento dell’indagine attraverso una massiccia e morbosa campagna mediatica proveniente da Oltreoceano.
L’avvocato Luciano Ghirga, legale di Amanda Knox, ha parlato di una decisione del Gup «totalmente priva di fondamento». «Non ce lo aspettavamo»: questo il commento dell’avvocato Marco Brusco, uno dei difensori di Raffaele Sollecito. «Leggeremo il provvedimento e poi valuteremo cosa fare» ha affermato il legale, a chiusura di una giornata trascorsa nell’attesa del pronunciamento del giudice, che in due giorni ha rigettato in due occasioni i costrutti difensivi degli avvocati.
A sole 24 ore dalla lettura della sentenza Micheli ha risposto, a chi gli ha chiesto se avesse avvertito in qualche modo la particolare attenzione dei mass media sul caso, con un secco «assolutamente no». Eppure l’udienza, quella terminata ieri sera, è stata seguita in maniera pressante dai mezzi d’informazione mondiali.
Parlando dell’inchiesta il giudice ha poi spiegato che il fatto che gli aggressori fossero tre, il contesto sessuale e la compresenza della Knox, di Raffaele Sollecito e Rudy Guede sulla scena dell’omicidio sono «dati supportati da elementi istruttori certi e dalla logica. Sulla base di questi dati certi - ha sottolineato - la logica deve ripartire, affrontando gli aspetti ancora incerti. Come quello legato all’incontro tra i tre imputati». A suo avviso è ipotizzabile che sia maturato «nel contesto dei locali notturni perugini». «Per questo poco cambia - ha aggiunto - che non emergano contatti telefonici prima del delitto. Tanto più che Guede non aveva il telefono cellulare». Secondo Micheli è invece «solo fantasia» l’ipotesi che il delitto sia in qualche modo maturato in una sorta di legame «con Halloween, con la festa dei defunti o al mondo dei fumetti manga».
«Il problema della credibilità della versione di Rudy Guede? Certo che me lo sono posto» ha poi risposto a una domanda sull’ivoriano. Secondo il giudice però il racconto fatto dall’extracomunitario non sarebbe credibile «per alcuni elementi intrinsechi alla ricostruzione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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