Scusi signor Briatore, ora che è tornato ad essere Flavio Briatore che cosa farà? Dica la prima cosa…
«Sicuramente penserò alla mia famiglia, al bambinet che sta per nascere… mancano solo due mesi. Solo questo conta… Diciamo che mi dedicherò alla formula bambino…».
E che cosa ha fatto appena saputo della sentenza del Tribunale di Parigi che l’ha riabilitata dalla radiazione a vita subita per il Singapore-gate… Un tuffo nel mare di Malindi?
«Ho gioito. Perché mi è stata ridata credibilità, perché mi sono ripreso la dignità che mi era stata tolta. Credo che la decisione del tribunale sia molto importate perché stabilisce che quanto fatto da questo signor Max Mosley (l’ex presidente della Federazione dell’auto, ndr) è veramente una mascalzonata… una cosa orrenda, che mi ha fatto molto male. Credetemi: in questi ultimi mesi ho davvero sofferto per tutto ciò che mi era stato tolto in modo violento e ignobile… Però non ho alcun desiderio di vendetta».
E adesso?
«Ora sono molto più tranquillo, guardo finalmente al futuro in modo positivo».
Ha detto di aver sofferto: la sua vita in F1 racconta di grandi soddisfazioni ma anche di momenti molto duri?
«Sì, perché a livello sportivo, quando ho vinto dei mondiali, ho sempre dovuto farlo contro gli altri team più il signor Mosley. Era sempre contro di me: penso al ’94, quando dominavo con la Benetton e venne fuori la questione traction control; penso a quando mi mise Schumi fuori gara per tre Gp (correva per la Benetton, ndr); penso alla vicenda della squalifica per il fondo piatto. E così più di recente: all’epoca dei titoli vinti da Alonso fece di tutto per non farci conquistare quei campionati… E poi quest’anno: pensate all’incidente di Felipe Massa colpito da una molla persa dalla Brawn… La Fia non fece alcuna investigazione, invece ci punì per la ruota di Alonso. In quel Gp noi fummo massacrati (rischiarono di non correre a Valencia, ndr). Per cui ho sempre dovuto battermi contro gli avversari in pista più il presidente Fia».
E ora che Mosley non c’è più la stuzzica l’idea di tornare in F1 dalla porta principale?
«Ora voglio solo del tempo per assaporarmi questo momento e il fatto che mi sia stata ridata dignità… In diciotto anni ho dato tanto alla F1 e questo personaggio ha cercato di cancellare tutto… C’è riuscito con Ron Dennis della McLaren, con altri ha tentato, ha spinto team a uscire dalla F1, ha gestito la federazione in modo completamente scorretto…».
In effetti il tribunale di Grande Istanza non ha proprio detto che la sentenza era irregolare?
«E non è la prima. Pensate a quella emessa sui diffusori che quest’anno ha penalizzato noi, la Ferrari e altri… Almeno il 50 per cento delle sentenze di Mosley è stato sempre irregolare… Perché non era la Fia a decidere, bensì lui che la gestiva come fosse sua… D’altra parte le sue vicende private hanno dimostrato che il suo piacere era… frustare la gente (si riferisce allo scandalo sadomaso del 2007, ndr)… Roba non proprio normale».
In un sondaggio del 2006 tra gli universitari lei era stato indicato come punto di riferimento nel mondo manageriale: molti volevano diventare dei Briatore. Che cosa gli dice dopo questa esperienza?
«Dico che più uno si espone e più è una normalità avere tanti nemici... E dico che sono comunque andato avanti e che non mi sono piegato ad alcun tipo di compromesso. Avrei potuto accettare di appellarmi a livello sportivo: sicuramente avrebbe portato a una diminuzione della condanna, ma non alla mia riabilitazione… Dico soprattutto che bisogna sempre andare avanti… se pensi di avere ragione non devi mai accettare di scendere a patti. Anche andare fuori dalla giurisdizione sportiva è stato per me molto difficile, però ho dovuto farlo perché era impossibile restare a farsi giudicare nei tribunali sotto la gestione di Mosley. Per cui, un consiglio: non mollare mai anche a costo di prendersi dei rischi».
Ora il presidente Fia è Jean Todt: che cosa accadrà? La Federazione, a giudicare dal comunicato, sembra comunque irritata, potrebbe ricorrere a sua volta…
«Non so che cosa faranno. Però conosco Jean Todt, è un amico, è una persona di grande moralità, è un uomo di parola, non è geloso o invidioso, non è un vendicativo. Credo che saprà gestire la Federazione in modo completamente diverso e credo saprà rispettare i ruoli».
E papà e figlio Piquet? I suoi grandi
«Per ora mi godo questo momento, poi sicuramente non mi farò scappare nessuno e i miei avvocati avranno mandato per agire di conseguenza».
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