"Mi rinfaccia ancora di aver saltato la gita"

Tania Cagnotto è stata l'unica donna italiana a vincere la medaglia d'oro mondiale nei tuffi

"Mi rinfaccia ancora di aver saltato la gita"

Tania Cagnotto è stata l'unica donna italiana a vincere la medaglia d'oro mondiale nei tuffi. Alle Olimpiadi di Rio del 2016 si è aggiudicata la medaglia di bronzo dal trampolino di 3 metri e quella d'argento nel trampolino sincro in coppia con Francesca Dallapé. Ad allenarla è stato il suo papà, Giorgio, tuttora allenatore.

A che età ha cominciato Tania?

«A sei anni. Ma all'inizio faceva solo due allenamenti alla settimana in piscina, non di più».

Parecchie rinunce per lo sport?

«Mi rinfaccia ancora di non essere andata alla gita di tre giorni con la classe perché in quel periodo eravamo sotto gara e ne avevamo approfittato per allenarci. Ma per il resto ha avuto tutto, amici e svago. Mi ricordo ancora le attese in macchina fuori dalla discoteca, ad aspettare lei e le sue amiche fino alle due di notte».

Lei che allena decine di ragazzini, come crede debba essere l'approccio allo sport?

«Fino a una certa età è giusto provare un po' di tutto. Poi, se ci si appassiona a una disciplina, allora va bene intensificare. Certo, ci sono alcune discipline precoci, come il nuoto sincronizzato, i tuffi o la ginnastica artistica. Però in Cina a 7-8 anni fanno 6 ore di allenamento al giorno. In Italia 6 o 7 alla settimana. Tanto che loro con gli atleti di 15 anni vincono i titoli, noi a quell'età siamo all'inizio. Nel tempo anche noi abbiamo anticipato l'età dei ragazzini da avviare all'agonismo».

Come mai le società coltivano poco lo sport amatoriale e puntano sull'agonismo?

«Dipende dalla società e dall'allenatore. A me è capitato spesso di veder andar via ragazzi con un potenziale altissimo. Di contro magari restavano ragazzini con meno talento. Ma erano felici di venire agli allenamenti quindi non mi sono sentito di dire a nessuno di loro lascia perdere. È comunque un bene che i giovani arrivino a casa stanchi, così non stanno a ciondolare in giro».

L'obbiettivo della gara è stimolo o rincorsa di successo a tutti i costi?

«Dipende come si impostano gli allenamenti. È importante avere uno scopo per cui prepararsi, pazienza se poi si vince o no.

Io sono già felice quando vedo i miei ragazzi salire sul pullman entusiasti per una due giorni in trasferta. Magari si tratta di una garetta da niente ma loro sono contenti di stare assieme e per me questo è già un obbiettivo raggiunto».

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