«Mi sono candidato per aiutarlo, il premier si fidi»

Formigoni ribadisce la sua amicizia al presidente del Consiglio E lo mette in guardia dallo scontento che serpeggia nelle file di Cl

Marcello Chirico

Luogo: un ristorante milanese nei pressi del grattacielo Pirelli. Commensali: il governatore Roberto Formigoni, un paio di collaboratori e qualche amico ciellino. Piatto forte della riunione conviviale: ovviamente, la candidatura del governatore al Senato, ma - soprattutto - il botta e risposta tra lui e il premier Silvio Berlusconi, che in questi giorni sono il peperoncino di questo avvio di campagne elettorale. Come tale, materia di dibattito politico all’interno degli schieramenti.
Qualcuno dei presenti sfoglia i quotidiani e legge ad alta voce l’ultima dichiarazione del premier registrata dai reporter in qualche «fuori programma» («Formigoni vuole restarsene al Senato? E con chi, da solo?») e parte immediata la provocazione: «L’hai letta questa Roberto? Ma si può sapere che cos’ha con te il cavaliere? Che gli hai fatto?». E il Roberto, al quale basta poco in questi giorni per infiammarsi come una torcia, pronto replica: «Dice che a Roma sarò solo? Forse non si rende conto che, se perdiamo, sarà proprio lui a rischiare di essere scaricato da tutti. Le sinistre lo perseguiteranno e nella Cdl lo considereranno il responsabile della sconfitta. Possibile che non riesca a capire che l’unico amico che ha è proprio il sottoscritto, e che mi sono candidato apposta per dargli una mano e non lasciarlo solo?».
Accettato a pieno titolo anziché sopportato: questo ciò che desidererebbe in questo momento il governatore da parte del leader della Cdl nonché presidente del partito di maggioranza relativa, nelle cui file Formigoni milita con piena convinzione e di cui ritiene di essere un «valore aggiunto», un fuoriclasse da non tenere in panchina. Da schierare sempre in campo e, possibilmente, da ascoltare al posto di quelli che il governatore considera «cattivi consiglieri» del premier.
Poiché si ritiene non solo più bravo di loro, ma anche più fedele di tutti i cosiddetti «berluscones» che circondano il Cavaliere. Prova ne sarebbero i tanti cambi di casacca partitica registrati ultimamente nelle loro file.
Quando al ristorante Formigoni paventa poi un pericolo di isolamento post voto per il premier in caso di sconfitta lo fa con cognizione di causa, essendo al corrente dello scontento che in questi giorni serpeggia nella sua base ciellina dopo il trattamento ricevuto in sede di compilazione delle liste elettorali: tre rappresentanti aveva Cl in Parlamento (Paroli, l’ex sottosegretario Sestini, Lupi) e tre continuerà ad averne (ancora Lupi, Bernardo e appunto Formigoni). Ritenendosi, insieme all’Udc, una delle poche componenti cattoliche del centrodestra, le aspettative - in termini di candidature - erano maggiori. Quindi tutto lascia presagire, dopo il 10 aprile, un possibile divorzio dalla Cdl (sempre se si perderà).
Altri indizi formigoniani sul dopo 10 aprile sarebbero poi lo scontento manifestatogli da ministri come Pisanu e Scajola insieme al presidente del Senato Pera (coi quali intratterrebbe ultimamente un contatto telefonico costante) insieme a quello registrato sul territorio lombardo: la chiusura del sito internet azzurro a Como, la chiusura della sede Fi di Sondrio come reazione alla mancanza di candidati «autoctoni» da sostenere, i malumori del Pavese che i candidati li ha avuti ma in posizioni di lista praticamente ineleggibili. Da qui la consapevolezza, da parte del governatore, di essere rimasto l’ultimo amico di Berlusconi. Da tutelare e valorizzare, anziché bacchettare.


Perché, se no, il rischio che pure lui si allontani non è così peregrino: i boatos del Pirellone raccontano infatti di un rapporto sempre più stretto con Gianfranco Fini e persino un riavvicinamento con Casini, che gli avrebbe inviato messaggi amichevoli attraverso i vertici lombardi dell’Udc ricevuti in un «cordialissimo» incontro martedì scorso al Pirelli. Incontro in cui Formigoni avrebbe lasciato intendere che, dopo le elezioni, il partito di Casini tornerà ad avere in giunta un proprio uomo.

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