Ma la mia Parma non è razzista

Sceriffo Pietro Vignali? Parma autoritaria? Magari. I giornalisti che sprecano simili parole, dopo l’episodio tutto da chiarire del ragazzo italo-ghanese scontratosi coi vigili urbani, lo fanno dal fondo di una redazione romana o di un pozzo di pregiudizi geopolitici. È evidente che della capitalina prosciuttaia e correggesca costoro non sanno assolutamente nulla. Zero. Nada. Cercano di spremere qualche informazione da Alberto Bevilacqua, grande scrittore che non vive a Parma da suppergiù mezzo secolo, o da sindacalisti della Cgil col dente avvelenato perché sono tanti anni che qui la sinistra perde rovinosamente le elezioni. Auguri. Io il sindaco Vignali lo conosco bene, secondo me non è nemmeno capace di schiacciare una zanzara. A dispetto del nome è un tenero, un ragazzo timido, ambientalista del genere parrocchiale-scout, perfino astemio: una sera a cena gli ho versato del lambrusco nel bicchiere e lui per poco sveniva.
Ogni tanto lo incontro in bicicletta, accompagnato non da feroci guardie del corpo ma da un cagnetto innocuo. Hanno cominciato a chiamarlo sceriffo da quando ha firmato, assieme ad altri venti sindaci del Nord, la Carta di Parma sulla sicurezza urbana. Il che dimostra, al contrario, la sua bontà d’animo. La sicurezza aiuta i deboli, non certo i potenti con la scorta e i prepotenti col coltello. Serve alle vecchiette, non agli scippatori. L’insicurezza invece piace moltissimo a borseggiatori, spacciatori, sfruttatori della prostituzione e ai giornalisti che senza la parola «sceriffo» non sarebbero capaci di scrivere un articolo. Fra l’altro, a dirla tutta, Carta di Parma e relative ordinanze sono state applicate con la mollezza che già Guido Piovene considerava una peculiarità parmigiana. Ieri sera ho visto con i miei occhi, sulla via Emilia verso Reggio, il commercio carnale in piena fioritura. Meno male che non guidavo io: c’erano ragazze dalle gambe lunghissime, capaci di far perdere la testa e il controllo del mezzo. E sotto le mie finestre di Strada Farini, la centralissima via delle bevute, ordinanze o non ordinanze l’anarchia dell’occupazione del suolo pubblico prosegue imperterrita: i bar piazzano tavolini e fioriere ben oltre la metà della sede stradale cosicché i taxi non riescono a passare (idem ambulanze e altri mezzi di soccorso). Insomma: se c’è stato un giro di vite bisogna ammettere che la vite è spanata. I vigili urbani già li conosco meno bene. Non per mio disinteresse ma perché risulta piuttosto difficile vederne uno, qui nell’isola pedonale dove invece ci sarebbe bisogno di loro, se non altro per farla rispettare. Emmanuel Bonsu, il ventenne italo-ghanese, denuncia di essere stato malmenato da sette vigili sette e io fatico a crederci, non tanto alle botte ma al numero di uomini in divisa. A Parma ci sono sette vigili urbani contemporaneamente in servizio? Non lo sapevo. Riterrei comunque una buona notizia la conferma che gli organici si sono così infoltiti, forse davvero riusciranno a risolvere l’annoso problema dello spaccio nei parchi e in Pilotta, area monumentale accuratamente evitata dalle donne sole (io stesso da una certa ora in poi preferisco fare il giro largo). Disgraziatamente molti venditori di droga sono di carnagione scura, è un fatto, ed è pertanto possibile che Emmanuel, fermato in modo movimentato durante un’azione di contrasto allo spaccio, sia rimasto vittima di uno scambio di persona. In tal caso bisognerà scusarsi con lui. Senza però dimenticarsi, in caso contrario, di farlo con i vigili che ha mandato al pronto soccorso. A prescindere dai risultati delle indagini vorrei che nessuno usasse più la parola «razzismo» (la metto fra virgolette tanto la ritengo idiota, impronunciabile e fuori luogo). Primo: non c’è alcun bisogno di alimentare risentimenti e vittimismi etnici. Secondo: c’è il rischio che i vigili, abbandonati al mediatico ludibrio, d’ora in poi decidano di catturare solo i criminali di pelle bianca lasciando tutti gli altri liberi di delinquere, che se no la Cgil si turba e Repubblica scrive che a Parma è sbarcato il Ku Klux Klan. Realtà e giornalismo sono spesso incomunicanti, da queste parti uomini incappucciati e croci di fuoco si possono vedere solo in fotografia.

Anzi: con l’amministrazione del mite Vignali il mio lavandaio turco ha fatto carriera, ha appena aperto un negozio di tappeti, e al suo posto è arrivata una lavandaia romena, e i tortelli migliori della città li prepara, alla Trattoria del Tribunale, una cuoca dominicana.
Camillo Langone

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