Il Milan: «Era Moggi a promettere contratti tv»

Il difensore di Big Luciano poi si corregge: «Volevo dire Mediaset»

Franco Ordine

Adesso è ufficiale e nessuno può prendere cappello se le posizioni, curiosamente, coincidono: provare a coinvolgere il Milan nello scandalo del calcio è il dichiarato intento difensivo di Luciano Moggi, l’esponente di spicco dell’inchiesta dei pm di Napoli e Roma. La prova del nove è contenuta nella intervista pubblicata dalla Stampa di mercoledì 31 maggio e rilasciata da Fulvio Gianaria, uno dei due legali dell’ex dg juventino. La sintesi è la seguente: Moggi si è attrezzato in qualche modo per non restare schiacciato dal potere del Milan, esercitato attraverso la gestione diretta dei diritti tv. Tra virgolette la frase che strizza l’occhio alla campagna di stampa già partita da qualche giorno nei dintorni di Torino è la seguente: «Il vero potere è quello del Milan che compra e vende diritti tv». La replica, stizzita, della società di via Turati è dapprima contenuta in una nota ufficiale pubblicata dal sito rossonero che «deplora» la dichiarazione stessa inserita nel contesto di una strategia difensiva e la definisce in un successivo passaggio minata da «manifesta assurdità» ricordando che «il Milan, al pari della Juve e delle altre società del campionato, ha provveduto a cedere i propri diritti a Sky, Rti e La 3 (telefonini)». Schermaglie.
Ma il contenzioso è troppo importante per poter essere liquidato così, in punta di diritto, con un botta e risposta a distanza di poche ore. Perciò sul far della sera, Leandro Cantamessa, legale del Milan, esperto di diritto sportivo, mette da parte le buone maniere e passa all’accetta con cui scolpisce parole, giudizi e ricostruzioni storiche. «Io sono il primo a capire la condizione del collega, quando la difesa di una posizione è disperata, be’ ci si attrezza in questo modo, provando a trovare altrove il nemico, il responsabile numero uno» è l’esordio di Cantamessa che deve avere letto con attenzione tutto il «malloppo» intercettato dai carabinieri e deve averne conservato sufficiente memoria. «Faccio notare che nella ricostruzione dell’affare Emerson, si fa riferimento preciso, puntuale, alle pressioni esercitate da Moggi nei confronti della Roma per ottenere la cessione del brasiliano in cambio di un via libera per il ricco contratto con Sky» è il pezzo di carta riletto dall’avvocato rossonero Cantamessa. E che il rapporto Juventus-Sky fosse speciale, diverso rispetto alle altre società, è valorizzato da un paio di altri dettagli: 1) la tv di Murdoch è stata sponsor della società bianconera nel passato; 2) nelle recenti trattative la Juve è sempre stata la prima società a concludere il negoziato. Fino all’altro ieri, sul mercato c’erano dunque Sky (criptato) e Rai (chiaro). La presenza di Rti è maturata nell’estate di un anno fa, a dicembre del 2005 l’annuncio del primo accordo triennale tra Cologno Monzese e il club torinese quotato in borsa. Fedele Confalonieri, presidente della Mediaset, l’ha ripetuto di recente, Cantamessa l’ha ricordato: «L’ingresso di Rti nel campionato di calcio italiano è cominciato nell’estate del 2005 con l’acquisizione di alcuni diritti in chiaro. Prima l’azienda aveva indirizzato la sua attenzione sulla Champions league».


Come faceva Moggi, qualche anno prima, a prevedere lo sviluppo del mercato televisivo? Non è che vogliono accreditare la tesi del mago, come ha riferito Paolo Bergamo rispondendo alle domande dei magistrati sulla conoscenza del dg bianconero, in largo anticipo, delle designazioni arbitrali? In serata la correzione del legale di Moggi. «Volevo dire Mediaset, non Milan». Immediata la controreplica milanista: «L’avvocato Gianaria persevera nella volontaria commistione (e confusione) di temi, soggetti e oggetti».

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