Adesso Lambrate fa sul serio. Dopo aver varie volte gridato alla secessione, il quartiere a Est di Milano ha preparato un disegno di legge. Per tornare a essere un Comune autonomo, proprio come negli anni Venti. Il documento approderà presto in Consiglio regionale e poi a Palazzo Marino.
«Inoltre, ci batteremo per indire un referendum affinché i cittadini di Lambrate esprimano la loro opinione», assicura Silvia Onzo, l’avvocato incaricato di redigere il ddl.
«I residenti non ne possono più - spiega il capogruppo della Lega Nord in Comune, Matteo Salvini -. A Lambrate mancano i servizi minimi essenziali. Visto che negli ultimi dieci anni per il decentramento non è stato fatto nulla, appoggiamo l’idea di queste 70mila persone che hanno una storia, dei confini, uno stemma e una bandiera. E che sono già una città a tutti gli effetti».
Del resto, è la Costituzione - nel secondo comma dell’articolo 133 - a prevedere che una Regione possa istituire un nuovo Comune con l’assenso delle popolazioni interessate. Che, nel caso di Lambrate, la loro l’hanno già detta: in poche ore sono state raccolte oltre duemila firme pro secessione.
«Siamo stanchi di sentirci sudditi di Milano - ripetono in coro -. Non è possibile che a Rubattino manchino panifici e farmacie. E che via Rizzoli sia dimenticata dai vigili, mentre i residenti sono costretti ad andare in via Palmanova, dopo aver attraversato due tunnel bui, per trovare banche e uffici postali». Il problema è comune a molti quartieri periferici: i servizi sono insufficienti e le sollecitazioni dei consiglieri di zona restano imbrigliate nelle trame della burocrazia.
«Se diventassimo un Comune autonomo potremmo risolvere le questioni urgenti molto più velocemente - conferma Diego Giannini, del comitato promotore -. Ci siamo accorti della gravità della situazione dopo la visita di alcune studentesse del Politecnico. Sono state loro a farci notare che a Lambrate manca tutto. Allora abbiamo deciso di chiedere l’autonomia, o quantomeno un decentramento amministrativo, sull'esempio di altre grandi città del mondo. Quello a cui aspiriamo è una razionalizzazione delle risorse, in modo da offrire servizi efficienti ai cittadini che pagano le tasse». Il tutto senza pesare sulle tasche degli altri contribuenti. «L’obiettivo non è spendere di più, ma usare meglio i soldi - conferma Fabrizio Cecchetti, presidente della commissione Bilancio del Pirellone -. Sarò io stesso a portare il disegno di legge in consiglio e la prima firma sarà la mia perché sposo in pieno la causa dei cittadini di Lambrate». L’idea fa già gola, del resto - prosegue Salvini -, «se Lambrate tornasse a essere una città, sarebbe la più verde della Lombardia».
E così, da Affori a Baggio, altre ex frazioni cominciano a farsi sentire con proposte simili.
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