Milano, guerra tra baby-gang a colpi di machete: 25 arresti VIDEO: ecco come operano

La polizia ha arrestato 25 sudamericani, tra i 16 e i 28 anni, ritenuti responsabili di tentati omicidi, rapine e risse tra bande giovanili. ESCLUSIVO Il racconto di un salvadoregno: ecco come operano la MS13 e la MS18. GUARDA IL VIDEO

Milano, guerra tra baby-gang a colpi di machete: 25 arresti VIDEO: ecco come operano

Giovani, sudamericani, armati. Non hanno un movente, se non futili motivi dettati dalla difesa del proprio territorio e dalle vendette nei confronti della banda rivale. Da anni sono presenti in Lombardia e a Milano. Gli investigatori lo hanno considerato un fenomeno da tenere d'occhio. Ma fino a qualche anno fa, delle baby gang non si parlava in termini di emergenza.

Perché, come aveva spiegato a Panorama nel 2009 il dirigente della Mobile Francesco Messina: “Monitorando costantemente il fenomeno, ci siamo resi conto che non esiste una struttura criminale o militare né una ripartizione del territorio tra i vari gruppi paragonabili a quelle dei Paesi d’origine di questi giovani. Di certo però c’è un problema sociale, un contesto di disagio che porta all’aggregazione di ragazzi di una stessa nazionalità e, a volte, a fatti violenti”. Adesso però i recenti fatti di cronaca parlano di un fenomeno che comincia ad allargarsi e a mettere paura.

Infatti, gli agenti del Commissariato Mecenate di Milano hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 25 sudamericani, di età compresa tra i 16 e i 28 anni, ritenuti responsabili di tentati omicidi, rapine e risse tra le bande giovanili. L’operazione ha visto coinvolte le province di Milano, Bergamo, Piacenza, Vercelli, Varese e Monza Brianza. L’attività di indagine è iniziata dopo il tentato omicidio di un 16enne, all’esterno della discoteca Secreto di via Boncompagni, avvenuto il primo ottobre scorso. Si trattava di una vendetta per l’aggressione subita, il giorno prima, alla fermata metropolitana Cimiano, da un affiliato alla “pandilla” dei Neta.

Una vendetta che ha scatenato la guerra tra gang con aggressioni e tentati omicidi quali, ad esempio, quello avvenuto il 21 novembre scorso in via Torino, dove un appartenente alla banda Ms13 è stato aggredito con una mannaia da un rivale dei Neta. A Natale, alla discoteca The Loft, un appartenente ai Trebol è stato assalito con un machete e gravemente ferito (80 punti di sutura). Il 29 gennaio scorso, invece, alla stazione metropolitana Missori, c’è stata una violenta rapina ai danni di un ragazzo, compiuta da alcuni affiliati alla Ms13 e alla New York.

Tra gli indagati, 16 sono originari dell’Ecuador, sei del Perù, tre di El Salvador e uno è un 17enne argentino. Si tratta di figli di famiglie di lavoratori residenti a Milano o nel suo hinterland (come Nova, Corsico, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo), ma anche a Piacenza, Bergamo, Varese e Vercelli, anche se gravitano tutte sul territorio di Milano.

“Gli indagati hanno partecipato attivamente (e spesso anche armati) a violente e ingiustificate aggressioni che si iscrivono nel preoccupante contesto di una aspra contrapposizione tra bande di giovani latinoamericani ormai tristemente nota e ampiamente degenerata”, ha commentato il gip Fabrizio D’Arcangelo, aggiungendo che “l’affiliazione dei prevenuti a gang giovanili (ovvero a sodalizi adusi a contrapporsi violentemente ai gruppi antagonisti e a porre in essere spedizioni punitive in danno dei rivali) ulteriormente dimostra l’indole violenta degli indagati e il carattere abituale e sistematico delle condotte criminose accertate”.

Il gip ha inoltre sottolineato “la particolare violenza e brutalità delle aggressioni e la loro sistematica reiterazione in base a una logica aberrante di continue ritorsioni e vendette, nonché l’inconsistenza del movente”.

La preoccupazione che sempre più giovani entrino a far parte di queste gang è stata espressa anche dal dirigente del Commissariato Mecenate, Paola Morsiani.

"Sono bande che raccolgono qualche centinaio di giovani, circa un terzo dei quali minorenni, anche se l’età anagrafica si sta abbassando", ha spiegato Morsiani, sottolineando "che presidiano e si contendono i rispettivi territori, commettendo episodi di violenza che hanno una cadenza sempre più ravvicinata, in un controllo del territorio finalizzato alle rapine, con le quali si autofinanziano e chi le commette si mette in luce accrescendo la propria credibilità all’interno della banda".

 

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