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«Milano è la mia città tra una vasca in centro e qualche happy hour»

A Samuel Pizzetti piacciono le cose belle. Come una «vasca» in centro, in Galleria Duomo, a Montenapo. Avanti e indietro per godere dell'eleganza delle vetrine ben curate. Del bel vedere. Bella gente. Stile libero. A Samuel Pizzetti piacciono le sfide ardue. Che da settimane nella sua testa sono i 400 metri di Londra. Quelli olimpici. Da nuotare e sudare, in una delle nazioni più in vista dell'Olimpiade 2012. E poi ci sarà la staffetta: 4 x 200. Con la Nazionale.
Come a Milano centro sono vasche anche qui, per il bel ragazzo di Casalpusterlengo. Carabiniere. Un metro e 87 di sorriso. Qualunque cosa succeda. E succederà il 28 di luglio, prima gara del programma olimpico nel nuoto: «Ci sarò. Senza troppe storie. Non è un problema rompere il ghiaccio – racconta –. Anzi, sarà uno stimolo in più. Io sono uno che entra in acqua per dare il massimo. Per puntare alla finale».
La sua caratteristica è cambiare disciplina e obiettivi: lui le distanze le usa come una fisarmonica: 200, 400, 800 e 1500. Poco importa. Quello che conta è nuotare. «Perché in acqua io mi sento proprio bene, è il mio ambiente».
È una vita parallela la sua. Del resto Samuel che sembra uscito dalla Bibbia, a nuoto s'intende, è uno dei pochi azzurri ad avere vinto il titolo italiano «contando» su tutte le distanze. La più lunga è stata quella di Pechino 2008. Debutto olimpico. Diciassettesimo nei 1500 stile libero. Poi i Mondiali di Roma, un anno più tardi, più su: ottavo. Quindi il bronzo di Budapest, agli europei 2010 (sia nel 1500 che negli 800) e a Debrecen 2012 anche nei 400 dove, con la staffetta, è arrivato anche il posto d'onore. Un'escalation su e giù giocando con le misure: «Ma questo a me piace. E del resto, visto che gli 800 ci sono e non ci sono, perché non è una distanza olimpica mi va bene così. Anche se devo accantonare per un momento i 1500, i miei prediletti».
Ora «mi sono concentrato sui 200 e 400, che forse sono le gare più spettacolari. Mi sono divertito molto nel variare l'allenamento. Non mi sono fatto mancare nulla fra sessioni di palestra con lavori in circuito, cross fit e poi in piscina. Ogni giorno». Allenare le bracciate. Si può: «Con Stefano Morini, il mio allenatore federale, ho lavorato duro, palestra e vasche. Risultato: a Pechino ogni vasca erano 41-42 bracciate, ora siamo a 35-36. Più lunghe, prendo più acqua. Sto anche bene fisicamente. Sto attento a tutto. La differenza fra il centesimo e il prima la fanno anche questi particolari». E pochi minuti da giocare. «Tre minuti e 46 circa di bracciate per un risultato – puntualizza - e per godersi anche un po' di popolarità». E una marea di sorrisi ricambiati: quelli di Casalpusterlengo, quelli di Milano: «A casa, quando ci torno è proprio bello. Mi fanno sentire uno importante, mi fa piacere non lo nascondo. Poi Milano la sento come la mia città.

Ci sto spesso perché mi alleno nella piscina federale di Mecenate. Sembro un po' un turista perché alloggio in un hotel vicino a Linate ma in realtà, appena posso, me la godo in pieno. Compreso qualche happy hour. Una o due volte l'anno...».

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