Tunisi si allea con il Policlinico di San Donato per la sicurezza dei bimbi musulmani sottoposti a circoncisione rituale nel Nord Italia. Con un accordo siglato ieri, il console generale della Repubblica Tunisina a Milano Nasr Ben Soltana e Paolo Rotelli, presidente del gruppo ospedaliero fondato dal nonno Luigi, provano a mettere un freno alle soluzioni «fai-da-te», agli interventi fatti in casa o da connazionali non preparati, a cui tante famiglie straniere ricorrono per questa pratica religiosa sui bambini, prevista dalla fede islamica al pari di quella ebraica. Sono circa 60mila i cittadini tunisini registrati al Consolato e regolarmente residenti nelle regioni del Nord est, fra Lombardia (la comunità più numerosa con 17mila presenze), Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. In queste famiglie, lo scorso anno, sono nati 749 bambini. Più o meno tutti destinati al rito della circoncisione. Da oggi, il Consolato e le associazioni accreditate indirizzeranno le famiglie tunisine che vivono in queste quattro regioni al personale medico del gruppo ospedaliero, perché quella che nella tradizione islamica è una festa nella vita di un bambino sia anche un'operazione fatta in tutta sicurezza. Si prevedono visite mediche: prima della circoncisione, per verificare che il piccolo non corra rischi e di follow up dopo. Si definisce la fascia d'età in cui l'operazione può essere eseguita con le massime garanzie: fra i due e i cinque anni. E si aiutano le famiglie dimezzando la spesa per un intervento medico che, essendo in regime di attività libero professionale, non è trascurabile: al San Donato sarà di 500 euro (più Iva) invece di un esborso medio di mille. Non è la prima iniziativa in Italia per proteggere i bambini musulmani dalla imperizia e dalla scarsa cultura igienica di circoncisori improvvisati, «una situazione - spiegano al Consolato - che sappiamo esistere, ma non siamo in grado di quantificare». Ci sono già progetti ad esempio del Policlinico Umberto I di Roma e presso l'ospedale Martini di Torino. «Sappiamo che i numeri - spiega Paolo Rotelli - all'inizio saranno contenuti: per il primo anno prevediamo di assistere una decina di bambini, ma è un primo passo importante, perché le conseguenze per i piccoli possono essere gravi». Lesioni, emorragie «ma soprattutto infezioni. Da anni - spiega Rotelli - siamo un centro di riferimento per i paesi del Mediterraneo e in particolar modo per la Tunisia e per la cardiochirurgia pediatrica. Questo accordo ci permette di raggiungere anche le famiglie tunisine residenti in Lombardia e nel Nord Italia che potranno accedere ai nostri programmi di prevenzione primaria».
Dal 2009 sono stati almeno 900 i bambini provenienti dalla Tunisia affidati all'equipe di cardiologia e cardiochirurgia del San Donato che ora estende la collaborazione anche ad altri ambiti specialistici: con screening, programmi di salute e agevolazioni economiche per gli studenti tunisini che frequentano gli atenei lombardi.
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