Agli Arcimboldi Zotto, re del tango

Prima tappa italiana dello show scritto dal grande coreografo

Marta Calcagno Baldini

Forse è il suo sangue misto italiano a renderlo così fantasioso, romantico, imprevedibile e allo stesso tempo sempre aperto a lasciare spazio anche alla sua compagna, di danza e nella vita: vedere ballare il tango a Miguel Angel Zotto e Daiana Guspero può essere un'esperienza difficile da dimenticare. I prossimi 10 e 12 febbraio il tanghero nato a Buenos Aires nel 1958 da un nonno italiano (Michele Arcangelo, di Campomaggiore, Basilicata) porterà il suo nuovo spettacolo, «Raices Tango», di cui è anche coreografo, a Milano agli Arcimboldi subito dopo aver debuttato in Argentina nella sua città di nascita. Quella sotto alla Madonnina sarà la prima tappa italiana di un tour che toccherà sette città arrivando fino a Roma in marzo e che poi girerà tutta l'Europa per un anno. Si parte da Milano anche perché è qui che dal 2012 Miguel Zotto (il cognome originale dell'artista sarebbe Zotta, cambiato in Zotto da un errore di trascrizione nel registro argentino degli immigrati) ha scelto di ritornare con la moglie e le figlie, e dove ha fondato la Zotto Tango Academy - Zotto Studios, prima vera Accademia Europea interamente dedicata al Tango Argentino.

Non a caso il nuovo spettacolo avrà un sottofondo anche quasi didattico, sarà infatti esemplare per capire le radici del tango e la sua evoluzione fino ad oggi: con la coppia, altri 16 ballerini e 5 musicisti si muoveranno su una scenografia che attraverserà le epoche e i cambiamenti di questa danza nella Storia, a partire dalla potenza selvaggia degli Indios del Nuovo Mondo, passando dal folklore delle serate intorno al fuoco dei gauchos delle pampas sudamericane, fino a giungere al tango inteso come il ballo della gente di Buenos Aires, dei compadritos, dei migranti Italiani, Francesi, Tedeschi, Russi che s'incontravano nelle balere e nei cortili.

Un excursus sulla storia del Tango dai ritmi ancestrali delle origini, in cui le bolas nelle mani dei gauchos volteggiano vorticosamente nell'aria ricordando l'antico utilizzo come arma da caccia, fino all'eleganza, la passione controllata, la carica che il Tango Argentino contemporaneo può regalare, perdipiù nell'interpretazione di Zotto, che lo arricchisce della sua italianità: «Io sono italiano dice il ballerino-, sono contento di esserlo e il mio ponte con l'Argentina è sempre stato e

sempre rimane l'Italia, il Paese che racchiude la radice del tango. Sono nato con il tango nelle orecchie, in una famiglia tipicamente italiana: molto uniti tra noi, ballavamo in casa con mio padre, mio zio e mio fratello».

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