Tanta amarezza da parte dell'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini in seguito a quanto accaduto alla statua di Indro Montanelli, vandalizzata nella notte di sabato scorso da alcuni giovani appartenenti al gruppo Laboratorio universitario metropolitano (come da loro oggi rivendicato). Il monumento dedicato al giornalista è stato imbrattato con della vernice rossa, aggiungendo poi sul basamento le parole: "Razzista, stupratore".
Un duro colpo per il senatore Albertini, che a suo tempo si era molto impegnato perché venisse realizzata la statua. Era il 2006 quando, con indosso la fascia tricolore da primo cittadino di Milano, aveva scoperto l'opera realizzata in bronzo dallo scultore Vito Tongiani.
"Attribuire a Montanelli, maestro di laicità, uomo conosciuto per la sua integrità e i suoi valori, l’accusa di razzismo e pedofilia, mi fa pensare a chi torna a Tolomeo dopo aver saputo che la terra gira intorno al sole. È pura faziosità, assurdità", ha commentato l'ex sindaco nel corso di un'intervista rilasciata al "Corriere". La stima nutrita dal politico nei confronti del noto giornalista non è mai venuta meno in questi anni. E proprio guidato da questa stima, ai tempi, aveva deciso di far realizzare un monumento alla sua memoria.
"Montanelli incarna tanti valori a partire dalla dignità morale e dalla coerenza", ha spiegato Albertini. "C’è chi ha contrattato il laticlavio a vita, lui l’ha rifiutato spiegando che per tutta la vita ha criticato il potere e non poteva farne parte. Nel giorno del suo novantesimo compleanno, prima gli ho regalato una statuetta di Don Chisciotte per la coerenza con cui ha portato avanti le sue battaglie anche quando sapeva che erano perdenti, poi ho tenuto un piccolo discorso a Fucecchio, e riferendomi a lui ho citato Kant: il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me. Questo era Montanelli".
La scelta del luogo in cui collocare la scultura, ha poi spiegato Albertini, non fu affidata al caso. Il monumento si trova proprio nel luogo in cui Montanelli per poco non fu ucciso. Lì, infatti, quest'ultimo trovò una recinzione a cui aggrapparsi "dopo essere stato gambizzato dai brigatisti. I 5 colpi sparati dai terroristi non ruppero, solo per miracolo, ossa o grandi vasi sanguigni".
Oggi Montanelli viene duramente attaccato per la vicenda della sposa-bambina africana. Delle critiche che non hanno ragione di esistere, secondo il senatore."Deve essere riferito alle condizioni culturali dell’Abissinia di quel tempo, dove la vita media era di 40 e una ragazzina di 12 anni poteva sposarsi", ha commentato Albertini."Non ho nient’altro da dire su quella vicenda. È rapportata a un’altra civiltà. Lui non ha mai fatto mistero di questa vicenda, l’ha sempre spiegata e raccontata e ha sempre avuto nei riguardi della sua moglie abissina un rapporto affettuoso e di aiuto. Il suo non è mai stato un atteggiamento di maschio dominante. Aveva rispettato le abitudini del luogo in cui stava".
"Il matrimonio con Destà non è stato un errore. È stata una scelta legittima nella circostanza in cui si trovava. Si è confrontato con quella realtà non da dominatore ma assoggettandosi alle regole di quella cultura", ha poi ribadito l'ex sindaco di Milano. "La statua di un gigante del pensiero e dei valori morali applicati e testimoniati non ha nessun errore da farsi perdonare".
"Ai teppisti c’è poco da dire se non applicare il codice penale", ha dichiarato Albertini, parlando degli autori dell'atto vandalico.
Quindi la triste considerazione sulla nostra società, e la risposta a Gad Lerner, che in uno dei suoi tweet ha sminuito la figura del giornalista fucecchiese: "La penso in maniera totalmente opposta. La grande ingiustizia è che il premio Nobel sia stato dato a Dario Fo e non a Montanelli. La sua produzione letteraria, giornalistica, storica è immensa", ha concluso il senatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.